C’è chi ha sottolineato come si tratti di una sentenza unica nel suo genere, che potrebbe spingere altre biblioteche pubbliche statunitensi ad adottare meccanismi più ferrei di filtraggio di certi contenuti online. Bloccare l’accesso a siti legati a pornografia e gioco d’azzardo non costituirebbe infatti una violazione dei principi costituzionali a stelle e strisce.
A stabilirlo , una recente decisione della Corte Suprema dello stato di Washington, che ha in sostanza definito legittimo l’operato del North Central Regional Library District (NCRL), distretto bibliotecario tra i principali snodi locali. L’accesso ad alcuni contenuti online era stato precedentemente bloccato, a prevenire l’esposizione dei vari utenti a siti collegati a pornografia, hacking, gioco d’azzardo oltre che ad alcuni annunci erotici su Craigslist .
Una violazione dei principi sanciti dal Primo Emendamento della Costituzione statunitense, almeno secondo l’ American Civil Liberties Union di Washington, che aveva trascinato il distretto bibliotecario in tribunale nel 2006. Un processo giunto successivamente fino alla Corte Suprema locale, che ha quindi recentemente sottolineato come il filtraggio non crei nessun attrito con la Costituzione.
NCRL avrebbe cioè la facoltà di decidere quali siti offrire al suo pubblico , così come avviene per i suoi archivi, per cui può scegliere quali libri e riviste includere nei database. L’accesso ai contenuti della Rete sarebbe dunque paragonabile agli stessi meccanismi di creazione di una collezione di testi e volumi.
Qualcuno ha fatto tuttavia notare come lo stesso NCRL costituisca un punto di riferimento fondamentale per tutto lo stato di Washington, a cui possono accedere attualmente milioni di utenti. Sei giudici su nove hanno comunque ribadito – sempre nell’ambito della sentenza – che ogni biblioteca dovrà sbloccare l’accesso ai contenuti filtrati su esplicita richiesta da parte di un utente maggiorenne .
Mauro Vecchio