USA, minacciare in Rete è violenza?

USA, minacciare in Rete è violenza?

Si può finire in galera per un post aggressivo su Facebook? A doverlo decidere è la corte Suprema degli Stati Uniti
Si può finire in galera per un post aggressivo su Facebook? A doverlo decidere è la corte Suprema degli Stati Uniti

La Corte Suprema degli Stati Uniti è stata chiamata a decidere del destino di un uomo accusato di violenza per un post su Facebook .

L’occasione è data dal caso Enois v. United States : Anthony Elonis è stato arrestato dopo aver postato su Facebook una serie di descrizioni vivide e macabre su come avrebbe voluto mutilare ed uccidere la moglie , un’agente donna dell’FBI che aveva iniziato a seguirlo in seguito ad una serie di supposte minacce ad un asilo e contro il suo ex datore di lavoro. Tutti messaggi considerati una minaccia, nonostante l’uomo cerchi i difendersi facendosi scudo della libertà di espressione e riferendo che si trattasse di una forma di rap.

Il caso si inserisce all’indomani della giornata contro la violenza sulle donne ed in un periodo in cui la comunicazione della battaglia del femminismo è al centro di diversi casi, a partire dal cosiddetto Gamergate fino ad arrivare alle critiche alla camicia giudicata sessista dello scienziato Matt Taylor dell’Agenzia spaziale europea.

L’udienza inizierà il prossimo primo dicembre con le arringhe di apertura degli avvocati e la questione legale che dovrà affrontare la Corte Suprema riguarda la definizione di minaccia: secondo l’ordinamento statunitense vi è una minaccia se “l’interlocutore ragionevole può considerarla una minaccia”.

Il problema con l’applicazione di questo principio ad Internet è che online molto spesso si perdono inflessioni, sfumature e contesto, rendendo l’interpretazione delle reali intenzioni di una frase molto più difficile. Inoltre, il fatto che Internet renda un messaggio disponibile potenzialmente per un’infinità di soggetti, rintracciare “l’interlocutore ragionevole” diventa quasi impossibile. Infine bisogna altresì considerare che il linguaggio è andato trasformandosi diventando in alcuni casi più tagliente ed in altri più specifico: così una frase digitata sul forum di un gioco può assumere tutt’altro significato se estrapolata dal suo contesto.

Considerato tutto questo, vi è il timore che un’ eventuale interpretazione della Corte Suprema apra alla possibilità di denunce per violenza solo in base a frasi scritte sui social network, rischiando di dare il via ad un filone di contenziosi potenzialmente numeroso come le moltitudini connesse e come le diversità che esistono tra le persone, filone in cui le situazioni realmente pericolose potrebbero passare inosservate.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
28 nov 2014
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