USA, niente Facebook al lavoro

USA, niente Facebook al lavoro

Succede nel Maryland, ma non solo. Che siano portatori sani di malware o che distraggano il cliente, sempre più spesso i social network sono ospiti scomodi dei computer fuori dalle mura di casa
Succede nel Maryland, ma non solo. Che siano portatori sani di malware o che distraggano il cliente, sempre più spesso i social network sono ospiti scomodi dei computer fuori dalle mura di casa

Il social network, dolce tentazione del web 2.0, inizia a vedersi chiudere alcune porte davanti: è successo negli Stati Uniti, dove la Maryland General Assembly ha deciso il divieto di accesso dai propri terminali a siti come MySpace e Facebook, ventilando un possibile rischio malware. Sulla stessa scia anche Apple, seppur con motivazioni differenti: in alcuni dei suoi negozi, il social è tutt’altro che gradito.

Nel caso del Maryland, il divieto è stato imposto dall’organo legislativo dello stato, ed è stato comunicato tramite una nota in cui viene spiegato che la motivazione principale che ha spinto a prendere una decisione siffatta è stata la necessità di dare una risposta al sempre maggiore numero di PC infetti appartenenti alla pubblica amministrazione. Durante le indagini sarebbe emerso che una considerevole fetta del malware accumulato proviene proprio da due dei big nel settore, ovvero Facebook e MySpace.

Gli esperti IT nominati dall’Assemblea Generale hanno quindi provveduto tempestivamente a bloccare l’accesso ai due portali che, comunque, non saranno i soli a pagare: nell’intenzione dell’organo statale del Maryland vi sarebbe quella di proseguire ad oltranza le indagini, bloccando qualsiasi sito venga identificato come “problematico”.

Questa soluzione, definita da molti sin troppo drastica, ha gettato comunque ombre e sospetti sulla vicenda. Sono in molti a chiedersi perché in questo caso non siano stati aumentati i dispositivi di sicurezza: secondo le ricostruzioni, la crociata contro il malware avrebbe rappresentato per i vertici della politica locale una buona argomentazione per risolvere un altro problema, ovvero quello della tentazione di accedere a Facebook durante le ore di lavoro.

Una tentazione ben nota negli ambienti vicini ad Apple, soprattutto nei suoi sfavillanti negozi: già nel 2007 era toccato a MySpace entrare nella blacklist di siti cui non è possibile accedere dai terminali dislocati nei vari negozi della mela. Ora è il turno di Facebook, defenestrato anch’esso forse proprio a causa della sua enorme popolarità.

Secondo vari rumour che circolano sul web, il divieto, applicato a discrezione del singolo store, è stato necessario in alcuni casi per via del brutto vizio di alcuni clienti soliti trattenersi più sulle pagine del sito dell’amicizia che sulle caratteristiche della macchina utilizzata. In sostanza Facebook sarebbe accusato di distrarre troppo la clientela da ciò che in realtà si vuole vendere, e di intrattenere per troppo tempo il singolo utente.

A differenza del divieto d’accesso a MySpace, il ban relativo a Facebook sarebbe a completa discrezione del titolare dello store, che può quindi decidere se mantenere o meno l’accessibilità al sito. O ai siti: perché potrebbero essere in molti quelli destinati a far compagnia alle due sorelle del social, Twitter su tutti. Non manca, comunque, chi è d’accordo con una decisione simile: secondo alcuni, i vari store si sarebbero trasformati nel tempo dei veri e propri Internet café piuttosto che in negozi, frequentati quindi anche da chi è intenzionato solo a “scroccare” un po’ di banda piuttosto che ad alleggerirsi dei quattrini necessari per entrare a far parte della grande famiglia della Mela.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
9 feb 2009
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