Una coalizione di più di 140 aziende di primaria importanza nel panorama del mercato IT, esperti di tecnologia e attivisti dei diritti civili ha scritto all’inquilino della Casa Bianca in merito alla spinosa faccenda delle backdoor nei sistemi crittografici . La richiesta, prevedibilmente, è di lasciare le backdoor fuori dalla porta della politica a stelle e strisce.
La lettera – firmata tra gli altri anche da Google, Microsoft e Apple, nonché da esperti in materia quali Bruce Schneier, Philip Zimmermann e Jacob Appelbaum – descrive la crittografia come la “pietra angolare della sicurezza nella moderna economia dell’informazione”, una condizione essenziale delle comunicazioni telematiche che verrebbe immediatamente vanificata nel caso in cui Obama decidesse di fornire le porte di accesso segrete richieste da FBI e organizzazioni similari.
Una volta imposta l’installazione di backdoor capaci di rendere nulla la protezione crittografica contro lo spionaggio dei dati degli utenti a uso e consumo degli agenti federali, dice infatti la lettera, chiunque altro – criminali inclusi – avrebbe vita facile nell’abusare delle porte di accesso riservate per compiere ogni genere di nefandezza. La sicurezza complessiva verrebbe irrimediabilmente inficiata, invece di migliorare.
La lettera a Obama è stata tra l’altro condivisa anche da tre dei cinque membri del gruppo di revisione istituito dal presidente in seguito al proliferare delle rivelazioni di Edward Snowden, un evento epocale oramai universalmente noto come Datagate che ha modificato in maniera significativa anche le opinioni degli utenti su privacy e argomenti similari.
Non a caso, dice una ricerca degli attivisti di ACLU, il 60 per cento degli elettori nordamericani vorrebbe ora assistere a una riforma del Patriot Act istituito da Bush dopo gli attentati dell’11 settembre.
Alfonso Maruccia