Dopo la vittoria, due anni fa, contro le intercettazioni della NSA e la violazione dei diritti costituzionali garantiti dal Quarto Emendamento, l’attivista Larry Klayman deve ora fare i conti con la nuova sentenza di una corte di appello che ha stabilito la piena legittimità delle intercettazioni a strascico della NSA. L’accusa non ha fornito prove sufficienti a dimostrare l’incostituzionalità della condotta dell’intelligence, hanno scritto i giudici.
Klayman aveva denunciato l’amministrazione federale per via delle (presunte) intercettazioni delle sue comunicazioni telefoniche, una denuncia che il giudice di prima istanza aveva riconosciuto come valida sancendo di conseguenza l’incostituzionalità dell’operato della NSA nell’ambito del Datagate.
La corte di appello – nel contesto di un procedimento avviato nel 2013 dall’amministrazione Obama – è però di opinione molto diversa , visto che a dire del panel di giudici Klayman aveva una contratto su Verizon Wireless e non su Verizon Business Network Services, e il governo ha riconosciuto di collaborare solo con quest’ultimo provider per le intercettazioni della NSA.
Nel più classico caso da comma 22 , Klayman doveva provare di essere sottoposto a intercettazioni segrete ma la prova definitiva di dette intercettazioni è ancora segreta. All’accusa non resta che consolarsi con la possibilità, prevista dalla corte di appello, di tornare a discutere il caso in una corte di primo grado.
La legittimità costituzionale dello spionaggio di NSA, GCHQ e organizzazioni similari è oramai al centro del dibattito da anni, con le autorità del Regno Unito che hanno condannato ma solo a metà l’operato della loro intelligence e il Congresso USA che avrebbe in teoria stabilito un superamento delle vecchie “abitudini” di tecnocontrollo degli spioni a stelle e strisce con il ridimensionamento del Patriot Act .
Alfonso Maruccia