Le autorità statunitensi non sembrano essere intenzionate a mettere in soffitta il pugno duro contro i minori beccati ad inviare immagini osè via web e cellulare: questo è quanto emerge dai recenti fatti di cronaca che vedono coinvolta una 14 enne originaria del New Jersey, arrestata con l’accusa di pedopornografia e conseguente rischio di finire sulla gogna elettronica online. Mentre questo nuovo caso avvampa le polemiche sul modus operandi della legislazione statunitense, dall’Ohio arriva una proposta di legge volta a fornire chiare linee guida in materia di provvedimenti penali per chi dovesse macchiarsi del reato di sexting : la speranza è quella di introdurre sanzioni meno punitive e più supporto per i minori.
Lo scenario su cui si sono svolti gli avvenimenti che hanno portato all’incriminazione dell’adolescente è il web, precisamente quella porzione circoscritta al suo profilo personale di MySpace: sarebbe qui che la ragazzina, di cui non sono state diramate le generalità per via della giovane età, avrebbe postato alcune foto che la ritraevano senza veli. Foto esplicite, che sarebbero state in qualche modo segnalate alle autorità competenti che hanno in seguito provveduto all’arresto della giovane, la quale si è giustificata dicendo di aver caricato le immagini incriminate così che il suo ragazzo le vedesse.
Le accuse che pendono ora sul capo della giovane ragazza, ora affidata alla custodia di sua madre, sono pesantissime: detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Se giudicata colpevole, la ragazzina rischia una pena fino a 17 anni di reclusione, nonché l’iscrizione al registro dei sex offender, anche noto come gogna online . “Sfortunatamente, i giovani non hanno gli stessi criteri di giudizio degli adulti” spiega Seth Kreimer, docente di diritto costituzionale presso la University of Pennsylvania.
Secondo gli inquirenti che stanno tutt’ora indagando sulla vicenda, sarebbe la prima volta per un caso del genere su una piattaforma di social networking: generalmente, il sexting regna soprattutto sulle reti mobile , quindi tra cellulari. Non a caso, la parola utilizzata è una variante di texting, che può essere tradotto in “messaggiare”. La vicenda richiama da vicino quella della quindicenne originaria dell’Ohio, arrestata lo scorso ottobre per aver inviato alcuni MMS osè ai suoi compagni, anch’essi finiti sotto le mire degli inquirenti poiché parte di un gioco vizioso dalle conseguenze pesantissime.
Il nuovo episodio, come prevedibile, ha generato numerose polemiche, alimentate anche da chi ha fortemente combattuto affinché la legge tuteli i minori: è il caso di Maureen Kanka, madre di Megan, la ragazzina violentata e uccisa nel 94 da due sex offender con seri precedenti alle spalle. Proprio al nome della giovane vittima è ispirata l’ omonima legge che consente ai vari stati che l’adottano di pubblicare informazioni e foto dei condannati per violenza sessuale. Secondo la donna, “questo caso non dovrebbe ricadere sotto la legge di Megan in alcun modo, forma o circostanza. La ragazzina ha bisogno di aiuto piuttosto che di guai legali – dichiara – nonché di interventi disciplinari e di tutela affinché capisca che con le sue azioni ha recato danno solo a se stessa”.
Nonostante ciò, le autorità statunitensi sembrano voler continuare per la propria strada, nonostante le molteplici accuse di isteria collettiva dovuta alla demonizzazione del fenomeno giunte da più parti. A ridimensionare il fenomeno, nonché a stemperare una questione sempre più scottante, giunge una nuova proposta di legge avanzata da un legislatore dell’Ohio intenzionato a fornire agli inquirenti determinate linee d’azione giuridica per valutare gli imputati. La nuova legge, proposta da Ronald Maag, si applicherebbe ai minori di 18 anni e ridurrebbe le accuse ad un’infrazione di minore entità, ma pur sempre soggetta al giudizio di un tribunale.
Secondo Maag, la registrazione forzata alla lista dei sex offender sarebbe un extra non necessario, nonché in nessun modo utile a riabilitare gli imputati: “Credo che quello di cui questi minori abbiano bisogno sia una maggiore educazione volta a far capire loro in che modo dei comportamenti simili possano ripercuotersi sulle loro vite” afferma il legislatore. “Questa legge non intacca in alcun modo l’abilità dello stato di individuare altri sex offender – continua – ma è utile a rendere chiara la legge in circostanze come queste”.
Vincenzo Gentile