Sul suo sito vendeva modem modificati, grazie ai quali ottenere illegalmente connessioni broadband velocissime ed anonime. Per queste ragioni Thomas Swingler, un giovane hacker nordamericano ispirato al phreaking che fu, è stato messo sotto processo dalla corte federale dello Stato di New York. A tradirlo, sostengono gli addetti ai lavori, la sua spacconeria.
L’accusa formalizzata contro Swingler, racconta Wired , è “commercio illegale di dispositivi per la connessione internet”.
A detta degli inquirenti, l’imputato metteva a disposizione sul suo sito CableHack – tuttora attivo – dei modem Motorola dei quali aveva modificato il firmware, e che risultavano per questo facilmente customizzabili da parte degli utenti finali. Con una cifra oscillante tra i 38 ed i 58 dollari, i clienti acquistavano la possibilità di configurare a piacimento la velocità di upload e download e di modificare l’indirizzo MAC – la stringa univoca identificativa del modem – per sfuggire ad eventuali tentativi di tracciamento.
Non è ancora chiaro quanti modem siano stati effettivamente venduti da Swingler. Tuttavia, sul suo account PayPal sarebbero state trovate tracce di numerose transazioni in varie parti del mondo, e sul forum di CableHack vengono dichiarati 4000 utenti.
La possibilità che i modem aggiustati siano impiegati per usi non consentiti dalla legge è esplicitamente deprecata dalle FAQ del sito, dove si legge testualmente: “Se decidete di usare uno di questi modem per accedere alla rete gratis, state commettendo un furto, e non ci assumiamo responsabilità per quanto vi può accadere nel caso veniate scoperti”. D’altra parte, in rete esistono da sempre strumenti (e guide, e tutorial) atti a consentire forme di “uncapping” dei modem, grazie ai quali far correre la macchina più velocemente di quanto previsto.
Nel caso di Swingler, le indagini sarebbero state intraprese e proseguite a fronte della esplicita ammissione, da parte dell’indagato, di essere a conoscenza di usi illegali fatti con i modem. All’agente dell’FBI che lo contattava in incognito per acquistare un esemplare, infatti, Swingler avrebbe scritto via chat: “Il modem ruba la rete, l’accesso alla rete”, descrivendo la propria attività come “modifica degli apparecchi utile a conseguire l’accesso gratis a internet”.
Una volta acquistato il device, si legge nella citazione in causa , il poliziotto federale lo avrebbe fatto esaminare dai laboratori Motorola, traendone conferma che la modifica operata da Swingler consentiva la sostituzione illegale dell’indirizzo MAC.
Mark Rasch, già pubblico ministero in alcuni casi di cybercrime seguiti dal Dipartimento di Giustizia statunitense, racconta che il dialogo intercorso via chat potrebbe risultare decisivo rispetto alla condanna dell’imputato. “La legge spiega chiaramente che non vi è luogo a procedere se l’indagato è in grado di dimostrare di non sapere degli impieghi illegali dello strumento. Circostanza che in questo caso sembra mancare completamente”.
L’analisi di Rasch sembra essere condivisa da altri addetti ai lavori. Broadband DslReports , ad esempio, fa osservare come vi siano altri siti (uno per tutti TCNiSO ) che offrono prodotti e servizi assimilabili a quelli di CableHack. Salvo che, a differenza di Swingler, fanno a meno di postare entusiastiche testimonianze di dolo da parte degli utenti, e non raccontano al primo agente dell’FBI di passaggio che grazie ai loro modem è possibile “rubare la rete internet”.
Giovanni Arata