Washington (USA) – I criteri di accessibilità devono essere rispettati anche dai siti web privati e non solo dai servizi online istituzionali. La novità arriva dagli Stati Uniti, dove i giudici federali hanno obbligato Target Corporation , proprietaria dell’omonima catena di grandi magazzini, a modificare il proprio sito web per andare incontro alle esigenze degli ipovedenti.
In base ad una legge del 1990, per garantire parità di trattamento ed accesso ai portatori di handicap le autorità federali di Washington hanno quindi aperto le porte alla stagione dell’ accessibilità obbligatoria anche per i siti privati. La “rivoluzione”, almeno per il momento, include soltanto quei siti che offrono servizi di commercio elettronico.
Qualora un commerciante fosse presente su Internet, il proprio negozio virtuale deve rispettare gli stessi standard d’accessibilità presenti nella “vita reale”: sin dal 1990, tutti gli esercizi pubblici sul territorio statunitense devono avere le strutture necessarie per chi soffre di varie forme di impedimenti fisici. I cittadini statunitensi possono adesso denunciare quei negozi online che non risultino accessibili.
Per l’associazione Mindshare Interactive Campaigns , impegnata nella comunicazione sociale e politica, “queste nuove disposizioni non sono soltanto un bene per gli utenti, ma anche per il web in generale, poiché siti più accessibili significa maggiore ordine sui motori di ricerca”. Google , ad esempio, ha creato un sistema di ricerca che dà priorità speciale ai siti accessibili , facilitando le attività degli utenti ipovedenti.
L’accessibilità per il web è un tema piuttosto caldo anche in Italia, dove la cosiddetta Legge Stanca obbliga la pubblica amministrazione a fornire servizi online totalmente accessibili. Attualmente è in corso un dibattito per modificare questa legge. Alcuni la considerano lacunosa, mentre altri la criticano apertamente perché non garantirebbe pari opportunità per cittadini afflitti da diverse tipologie di handicap. Molti, peraltro, i siti pubblici che tuttora non offrono neppure versioni accessibili delle proprie pagine.