Il tesoro artistico di uno dei più prestigiosi templi della cultura mondiale è ora disponibile sotto forma digitale. L’università di Yale ha realizzato la digitalizzazione in alta risoluzione del proprio patrimonio bibliotecario che sarà accessibile gratuitamente.
Si è partiti con la digitalizzazione di 250mila immagini a cui ne seguiranno molte altre. La collezione include un piccolo stelo di calcare con inscrizioni geroglifiche appartenente al Peabody Museum of Natural History , lo spartito originale di una sonata scritta a mano da Mozart, un bracciale giavanese in oro realizzato a mano proveniente dalla collezione indo-pacifica della Yale University Art Gallery e, infine, un acquerello disegnato da William Blake.
Con questa iniziativa , Yale diventa il primo ateneo appartenente alla stellare Ivy League a pubblicare e rendere accessibile gratuitamente la propria collezione artistica . L’intento del progetto, infatti, è proprio quello di condividere e distribuire la conoscenza di pezzi fino a ora conosciuti da pochi .
Merito della nuova politica universitaria, secondo Meg Bellinger, a capo del Yale Office of Digital Assets and Infrastructure (ODAI), per la quale la politica dell’accesso aperto permette di sfruttare il potenziale delle tecnologie digitali di cui è provvisto il network universitario, in favore della cultura, l’uso e il riuso creativo delle opere a disposizione.
Secondo i coordinatori del progetto, l’opera di digitalizzazione ha richiesto molti anni prima di essere portata a termine, ma i vantaggi rivoluzioneranno il modo in cui le persone ricercheranno e si relazioneranno agli oggetti culturali. Amy Meyers, direttore del Yale Center for British Art , si augura che altre istituzioni universitarie statunitensi e internazionali possano recepire positivamente l’esempio.
Come la biblioteca dell’Università del Michigan, che, dal canto suo, sta per lanciare un progetto teso all’ identificazione delle opere orfane presenti nella collezione della HathiTrust Digital Library . La maggior parte delle opere custodite (73 per cento) sarebbe coperta dal diritto d’autore, ma parte di queste risulta essere orfana ossia di paternità di autori sconosciuti o non localizzati . L’operazione ha una valenza più che altro pratica dal momento che la mancanza di dati concreti sui documenti bibliotecari impedisce di creare un regolamento che definisca le condizioni di accesso.
Cristina Sciannamblo