Possibile colpo di scena nella complessa vicenda che ha visto gli Stati Uniti mettere al bando Huawei sia per quanto riguarda la fornitura di infrastrutture per le reti 5G sia in merito alla collaborazione con le realtà USA. Il ban imposto nella primavera scorsa dal Dipartimento del Commercio sarebbe stato messo almeno in parte in discussione dal Pentagono e dal Dipartimento del Tesoro.
Il Pentagono in aiuto a Huawei sulla questione ban
In particolare, il Department of Commerce avrebbe rinunciato alla possibilità di introdurre una nuova misura studiata per impedire (o quantomeno rendere più difficoltoso) ai produttori statunitensi di collaborare con l’azienda cinese attraverso proprie affiliate o controllate con sede al di fuori del territorio statunitense. Fino ad oggi hanno potuto farlo cedendo beni costituiti per meno del 25% da componenti o tecnologie made in USA. Una percentuale che Washington avrebbe voluto ridurre fino al 10%, rendendo così ancora più stretta la morsa applicata, secondo la proposta inoltrata all’Office of Management and Budget. Ipotesi poi scartata in conseguenza alle perplessità manifestate dagli altri due dipartimenti.
A riportarlo il Wall Street Journal. Stando a quanto scritto nel fine settimana dalla testata, Mark Esper (Segretario della Difesa) avrebbe affermato che “Dobbiamo essere coscienti dell’esigenza di sostenere la catena di fornitura di queste società e gli innovatori. È questo l’equilibrio che dobbiamo trovare”. Parole che di fatto mettono in discussione le restrizioni applicate al business di Huawei con il suo inserimento nella Entity List: oggi per fornire tecnologie e componentistica al gruppo di Shenzhen le aziende americane hanno bisogno di ottenere preventivamente un’esplicita autorizzazione da Washington.
Si delineano dunque nuovi possibili scenari in un caso parecchio articolato in cui si deve tener conto di diversi elementi: la convinzione degli USA che Huawei costituisca una minaccia per la sicurezza del paese, la guerra commerciale tra le due superpotenze, il caso giudiziario che nel dicembre 2018 ha visto l’arresto in Canada di Meng Wanzhou (figlia del fondatore Ren Zhengfei) con successiva richiesta di estradizione e i delicati equilibri del mercato interessati dal blocco, inclusi quelli del settore mobile dove il produttore oggi detiene la seconda piazza tra i produttori più importanti al mondo in termini di unità vendute (dietro Samsung e davanti ad Apple).
È bene precisare che al momento il ban rimane, ma la presa di posizione del Pentagono e del Dipartimento del Tesoro può essere interpretata come il primo segnale di una frattura interna all’amministrazione USA in merito alla questione. Al momento non sono giunte dichiarazioni in merito da parte di funzionari o portavoce del Dipartimento del Commercio statunitense.