Negli Stati Uniti le autorità possono pretendere dai sospettati lo sblocco di un cellulare protetto tramite impronte digitali, laddove fino a ieri avevano avuto bisogno di un mandato per ottenere la password in caso di sistemi più “vecchia scuola” di blocco.
A stabilirlo è stata una sentenza della Corte distrettuale di Virginia Beach, secondo cui un utente che protegge il proprio smartphone tramite l’identificazione delle impronte digitali può essere costretto dalla polizia a sbloccarlo: il caso riguarda un uomo accusato di aver strangolato la sua ragazza e vede gli investigatori voler accedere al suo cellulare, ma la portata dell’interpretazione è ben più ampia.
Secondo il Tribunale presieduto dal giudice Steven Frucci, infatti, le impronte digitali sono assimilabili ad una chiave hardware o ad un campione di DNA, elementi che le autorità possono già chiedere legalmente dai sospettati. Al contrario password o altri tipi di codici rappresentano “conoscenze”, e dato che non sono oggetti fisici sono tutelati dal quinto emendamento.
A giugno una sentenza della Corte Suprema era già in parte intervenuta sulla questione, stabilendo che le “perquisizioni” di smartphone e cellulari necessitano del mandato di un giudice e sono soggette, come le altre perquisizioni potenzialmente illegali, ai vincoli già stabiliti dal Quarto Emendamento della Costituzione americana.
Claudio Tamburrino