Il programma adottato in prova dalla polizia di San Jose vede 18 ufficiali montare telecamere in testa per riprendere le loro interazioni con il pubblico. L’intenzione è, teoricamente, dare una risposta alle lamentele di gruppi cittadini in rappresentanza delle minoranze circa l’uso della forza da parte delle forze dell’ordine durante gli arresti.
Le telecamere utilizzate sono un nuovo prodotto marchiato Taser, lievemente più grande di un auricolare bluetooth, attaccate con una fascia sopra l’orecchio e collegate ad un computer tenuto alla cintura. Il costo, pagato dall’azienda produttrice degli storditori elettrici, è di 1.700 dollari più 99 dollari come compenso mensile per i poliziotti che lo utilizzano. Se la sperimentazione dovesse concludersi con successo, equipaggiare i 1400 uomini del dipartimento costerebbe 4 milioni di dollari.
L’apparecchio non sembra tuttavia poter essere molto efficace come deterrente per il comportamento degli ufficiali di polizia, i quali devono singolarmente accendere l’apparecchio ogni volta che interagiscono con qualcuno, per scaricare poi il contenuto a fine turno. L’ American Civil Liberties Union (ACLU) ha espresso preoccupazione in materia di diritto alla privacy.
Più che a limitare eventuali comportamenti violenti, sarebbe utile per comprovare la correttezza dei comportamenti delle forze dell’ordine nel caso di indagini disciplinari per comportamenti in buona fede. Tuttavia la preoccupazione dei gruppi di cittadini che hanno espresso le loro lamentele temono che tali prove saranno sempre e solo utilizzate nel momento in cui scagioneranno l’ufficiale e mai in caso contrario: si riferiscono al fatto che nel 2008 su 117 accuse mosse per violenza nessun poliziotto sia mai stato condannato.
Per le forze dell’ordine la cam permetterebbe invece di raccogliere più efficacemente prove e testimonianze, offrendo una registrazione di ogni sguardo e ogni parola ascoltata dal poliziotto.
Claudio Tamburrino