La NATO deve costruire un cyber-scudo per proteggere i Paesi che rappresenta da qualsiasi minaccia informatica tesa nei confronti delle infrastrutture militari ed economiche. Ad invocare questa strategia, William Lynn, vicesegretario della difesa statunitense: “L’Alleanza Atlantica gioca un ruolo cruciale nell’estendere la sicurezza delle nostre reti”.
Il principio è lo stesso dello scudo nucleare spaziale NATO dalla guerra fredda: strategia della “difesa collettiva” del blocco atlantico traslato al mondo cyber. Certo, prima c’era un nemico comune percepito, ora si può al massimo parlare di rischio di attacco portato avanti o da una supposta nazione ostile o da un singolo, probabilmente identificato come terrorista.
A differenza della guerra fredda, poi, la Russia dovrebbe essere un alleato dell’Alleanza Atlantica, ruolo che negli ultimi anni ha d’altronde ricoperto. A sottolineare il ruolo di Mosca, in particolare, un rapporto dell’EastWest Institute che non parla di scudi spaziali ma solo, in generale, di politiche e risposte comuni alle ipotesi di cyberguerra.
Nei dibattiti che hanno interessato la NATO negli ultimi giorni, insomma, l’argomento della cybersicurezza è tornato prepotentemente d’attualità. L’ esempio dell’Estonia , paralizzata da un cyberattacco condotto nel 2007, è stato per l’ennesima volta portato a testimonianza dei pericoli della cyberwarfare . Solo gli Stati Uniti, d’altronde, sarebbero giornalmente soggetti a più di 100 cyberattacchi da parte di cellule di intelligence o governi stranieri.
Il Pentagono ha poi proseguito il ragionamento andando a considerare i passi da affrontare per incedere verso il cyber-scudo e ha così stabilito “cinque pilastri” fondamentali per la cybersicurezza: riconoscere il cyberspazio come un prossimo terreno di conflitto; attuazione di difese attive; protezione delle infrastrutture critiche (trasporti, mercati finanziari e rete energetica); miglioramento della difesa collettiva e bisogno di “addestrare le nostre capacità tecnologiche”.
D’altronde, mentre in Europa ferve il dibattito sull’ opportunità di affidare a un cyberzar le redini della sicurezza informatica comunitaria, negli Stati Uniti il Presidente Obama ha già affidato il compito portando avanti un discorso di rischi probabili e difese possibili.
Claudio Tamburrino