A stabilirlo è stata una corte distrettuale nello stato del Massachusetts, dopo la causa avviata da un ricercatore del MIT contro il governo federale degli Stati Uniti. Il giovane David Maurice House potrà così continuare la sua personale battaglia contro le autorità a stelle e strisce, con il supporto degli attivisti della American Civil Liberties Union (ACLU).
Il caso risale a due anni fa. House stava ritornando negli States da una vacanza in Messico, fermato al confine dagli agenti doganali. Costretto a 90 minuti d’interrogatorio, a causa del suo pubblico supporto all’ex-militare Bradley Manning , la famosa talpa del sito delle soffiate Wikileaks.
La polizia di frontiera aveva poi confiscato alcuni dispositivi elettronici portati in viaggio dal giovane ricercatore, compreso un laptop e una fotocamera digitale. Il materiale era stato analizzato e trattenuto per quasi 50 giorni dagli ufficiali statunitensi , almeno fino ad un’agguerrita missiva spedita dai legali di ACLU.
Nel maggio 2011, la battaglia di House era finita in tribunale. Il giudice Denise Casper ha ora respinto le richieste del governo federale, che vorrebbe far cadere il caso perché legalmente autorizzato a perquisire cittadini e dispositivi anche senza un motivo preciso , ovvero sulla base di un semplice sospetto.
Un ragionamento ovviamente seguito dal giudice locale, che ha però sottolineato come gli agenti doganali non debbano forzatamente trattenere un cittadino oltre che perquisire e poi sequestrare i suoi dispositivi elettronici. In particolare, i controlli di “natura politica” potrebbero risultare incostituzionali . La causa di House proseguirà.
Mauro Vecchio