USA, più attenzione ai tecnorifiuti

USA, più attenzione ai tecnorifiuti

Negli States si studia una legge federale per smaltire l'e-waste cercando di inquinare meno
Negli States si studia una legge federale per smaltire l'e-waste cercando di inquinare meno

Si chiama Electronic Device Recycling Research and Development Act la proposta di legge che il Senato statunitense sta discutendo e che dovrebbe dare una svolta decisiva al trattamento dei tecnorifiuti che riempiono enormi container diretti nei gli stati del Golfo di Guinea.

È stato calcolato che dal 1980 sono stati venduti più di due miliardi di apparecchi elettronici, la maggior parte dei quali forma adesso cumuli di e-waste che sprigionano nubi tossiche e avvelenano i terreni circostanti. Negli Stati Uniti ciò accade anche perché non esiste una legge federale che regoli in maniera compatta lo smaltimento di questo genere di rifiuti.

Ogni stato o contea procede secondo metodi propri che non sempre risultano essere eco-friendly: vecchi computer, monitor CRT, stampanti e scanner, ogni prodotto uscito dalle fabbriche negli ultimi due decenni una volta esaurita la sua utilità operativa diventa un oggetto difficile da smaltire.

Solitamente, in presenza di materiale ancora utilizzabile, queste periferiche ormai vintage vengono spedite nei paesi in via di sviluppo dove si ritiene, spesso erroneamente , che possano in qualche modo resuscitare . Nella maggior parte dei casi invece questi enormi carichi contengono pochissimo materiale utile . Il restante viene accumulato in discariche che non hanno nulla di hi-tech: si tratta spesso di montagne di ferraglia e sostanze nocive.

Non sono sufficienti le direttive che impongono ai produttori di limitare l’utilizzo di materiali tossici: ogni giorno i monti di e-waste nel terzo mondo si fanno più alti con le scorie provenienti dai paesi industrializzati, con il serio rischio di compromettere irrimediabilmente gli ecosistemi locali .

Nonostante le frequenti denunce da parte di organizzazioni ambientaliste, questi convogli carichi di immondizia digitale continuano a scaricare i loro veleni nei porti africani e asiatici. Una legislazione più severa che intervenga alla radice del problema è quanto auspicato da molti: occorrerà quindi aspettare che la proposta si traduca in legge effettiva per osservarne gli effetti.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
3 nov 2009
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