Si tratta di un dibattito apparentemente privo di un’unica soluzione definitiva. Se le attuali opportunità fornite dalla Rete possano o meno favorire un generale miglioramento dell’intelligenza media dei cittadini. Cioè se strumenti ormai noti e ampiamente diffusi come Wikipedia e i search engine possano contribuire all’accrescimento di ogni utente assiduo del web.
Ad alimentare il fuoco delle discussioni, un recente studio pubblicato dall’ Imagining the Internet Center (presso la Elon University , nel North Carolina) e dal Pew Internet and American Life Project . Tre intervistati su quattro hanno sottolineato come il futuro di Internet sia saldamente nelle mani di utenti più intelligenti, che miglioreranno sensibilmente le proprie capacità mentali nei prossimi dieci anni .
“Tre esperti su quattro hanno spiegato come l’uso di Internet non farà che aumentare e potenziare l’intelligenza umana – ha commentato Janna Anderson, co-autrice dello studio – E due su tre hanno dichiarato che l’uso della Rete ha migliorato le capacità di lettura e scrittura degli utenti”.
Il campione scelto dai due istituti statunitensi ha compreso 895 netizen, tra cui 371 personalità considerate esperte nell’argomento. Per la precisione, sono stati scelti alcuni scienziati, business leader, scrittori e sviluppatori in ambito web. Tra questi, l’autore Nicholas Carr , che aveva in precedenza pubblicato un saggio dal titolo Google ci sta rendendo stupidi? .
Nella visione di Carr, l’utilizzo massiccio di motori di ricerca ed enciclopedie libere online non farà altro che minare la capacità di concentrazione degli utenti, attentando alla facoltà di pensare in maniera profonda. Per Carr , l’effetto nefasto della Rete non lo si potrà vedere attraverso la misurazione dei quozienti intellettivi medi. Sarà invece una questione di pensiero profondo , di metodologia di studio, impossibile da replicare in un contesto di zapping tra contenuti come quello favorito dal web.
E il 21 per cento degli intervistati ha concordato con quanto detto da Carr, sottolineando come persino i vari QI saranno decisamente inferiori nei prossimi anni, per colpa delle attuali tecnologie connesse. Non dello stesso avviso i due terzi dei partecipanti allo studio, che hanno fissato per il 2020 l’alba di una nuova era popolata da netizen brillanti, dai rapidi occhi e dalla fiorente penna (o tastiera).
Mauro Vecchio