19 voti favorevoli, 0 contrari . È questo l’esito dell’ultima votazione tenutasi presso la Commissione Giudiziaria al Senato degli Stati Uniti, riunitasi per approvare all’unanimità un disegno di legge che ha già scatenato le reazioni più dure da parte di attivisti e ingegneri della Rete.
Una proposta legislativa bipartisan , sostenuta in primis dal presidente della stessa commissione Patrick Leahy , già noto per la sua assoluta inflessibilità nella lotta al file sharing illecito. Ora, il Combating Online Infringement and Counterfeits Act (COICA) passerà sotto la lente dell’intero Senato a stelle e strisce.
Qualora si trasformasse in legge, il COICA affiderebbe al Department of Justice (DoJ) statunitense il compito di perseguire a livello civile tutti quei siti che si macchino di violazione del copyright . Che permettano ai propri utenti di condividere selvaggiamente musica, film, software.
Il DoJ dovrebbe dunque chiedere a varie corti federali di emettere un’ingiunzione nei confronti di un determinato sito web all’interno del territorio statunitense. Colpendo a livello civile sia il gestore dello spazio online che il responsabile della registrazione del dominio . Dominio che verrebbe messo KO in maniera permanente.
C’è chi si è soffermato proprio su quest’ultimo punto. L’approvazione definitiva del COICA potrebbe trasformare in maniera radicale gli attuali meccanismi di controllo dei vari domini sul web. Se ora è solo l’ Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) a poter buttar giù un sito, in futuro anche il governo potrà avere questa facoltà.
“Se approvata, questa legge permetterà al governo di censurare Internet – si può leggere in un comunicato apparso sulla homepage del tracker Demonoid – sotto il controllo dei media. Come succede in Cina o in Iran. Con la differenza che i siti da censurare verrebbero completamente rimossi dalla Rete e non solo negli Stati Uniti”.
Questo meccanismo legislativo dovrebbe estendersi – sempre secondo i principi del COICA – anche per tutti quei siti pirata operanti all’estero. Il DoJ ordinerebbe infatti ai vari ISP statunitensi di bloccarne gli accessi, in modo da impedire agli utenti a stelle e strisce di condividere contenuti .
L’industria dei contenuti tutta si è raccolta in fragoroso applauso dopo l’unanime approvazione in Senato. Scatenato il presidente della Motion Picture Association of America (MPAA) Bob Pisano che ha sottolineato come si tratti di una legge che salverà l’economia statunitense, oltre a 2,4 milioni di posti di lavoro e ovviamente i legittimi profitti degli artisti.
Non dello stesso avviso gli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF) che si sono scagliati con veemenza contro il COICA. La legge non riuscirebbe affatto a ripagare gli artisti, dato il serio rischio di eliminazione di tutti quei siti poco amati dai detentori dei diritti.
YouTube non esisterebbe, come sottolineato da EFF, con la conseguente distruzione di un efficace (e legittimo) mercato dei contenuti digitale . Gli attivisti hanno poi espresso nuovamente il timore che il disegno di legge possa introdurre una sorta di blacklist di spazi online totalmente estranei alla violazione del copyright.
È stata poi ricordata una lettera aperta con cui un gruppo di 87 ingegneri informatici avevano sottolineato come i principi di COICA rischino di portare ad una frammentazione del sistema DNS , sviluppando di fatto un clima di tremenda paura e insicurezza che non gioverebbe certo all’intero processo di sviluppo tecnologico.
Le critiche tecnologiche e umanitarie degli 87 firmatari e di EFF hanno trovato in opposizione gli entusiasmi di RIAA e MPAA, che già hanno fatto pressioni sul governo con liste di nemici del P2P . Secondo Pisano, a rischio ci sarebbe anche la salute di milioni di cittadini, messi in pericolo da farmaci illegali venduti online.
Mauro Vecchio