Era stata accusata di aver scaricato illegalmente un film pornografico amatoriale, finita nelle grinfie della società di produzione cinematografica Hard Drive Productions. Una donna californiana – Liuxia Wong il suo nome – aveva così ricevuto la solita lettera intimidatoria: pagare subito la cifra forfettaria di 3.400 dollari o rischiare di versarne 150mila dopo un processo per violazione del copyright a mezzo BitTorrent.
Le classiche strategie da troll del diritto d’autore , che hanno portato Liuxia Wong a contattare un avvocato messo a disposizione dagli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF). La donna non avrebbe mai sentito parlare del film in questione, probabilmente scaricato da utenti terzi attraverso la sua connessione wireless non protetta .
Nella causa contro Hard Drive Productions, Wong ha accusato la stessa società cinematografica di molestie e tentativo d’estorsione. Secondo il legale della donna, la richiesta di pagamento forfettario non avrebbe alcuna validità. Dal momento che la registrazione ufficiale dell’opera – burocrazia per questioni di copyright – sarebbe avvenuta dopo l’invio della lettera intimidatoria .
Ma le accuse di Wong non sono finite qui. L’Articolo 1, Sezione 8 della Costituzione a stelle e strisce garantirebbe la tutela del copyright a quelle opere che “promuovono il progresso delle scienze e delle arti”. Un requisito che non sarebbe soddisfatto in generale dai film pornografici , sostiene la donna, con i vertici di Hard Drive Productions accusati di sfruttamento della prostituzione.
Il caso diventa così bollente tra le mani del giudice californiano. Togliere la protezione del diritto d’autore – quella affidata ai poteri del Congresso dall’Articolo 1, Sezione 8 – alle opere pornografiche significherebbe stravolgere l’intero mercato a luci rosse. Gli utenti del torrentismo sarebbero liberi di scaricare i filmini non più protetti dagli scudi della proprietà intellettuale.
Mauro Vecchio