Una class action , recentemente avviata presso una corte federale di San Francisco. A richiederla è stata una donna residente a St.Paul, Minnesota, che si è scagliata contro uno dei pesi massimi del social gaming, la statunitense Zynga. L’azienda californiana avrebbe violato la privacy di 218 milioni di utenti a stelle e strisce, consegnando le loro informazioni personali tra le braccia di società specializzate in pubblicità e tracciamento online.
L’azione legale avviata da Nancy Graf è tra le misure più eloquenti finora intraprese in terra statunitense, a partire da una recente inchiesta pubblicata tra le pagine online del Wall Street Journal . Tutte le app presenti nella classifica delle più usate su Facebook avrebbero inviato informazioni personali verso un gruppo di almeno 25 società terze , tutte specializzate in pubblicità e raccolta dei dati per la profilazione mirata all’advertising.
Società che avrebbero dunque rastrellato a mezzo app una gigantesca serie di dati, in specie quello che viene chiamato Facebook ID . Ovvero quel numero unico che viene assegnato dal sito in blu a ciascuno dei profili registrati. Tra le principali applicazioni videoludiche coinvolte nella trasmissione delle informazioni, alcuni titoli di Zynga divenuti ormai arcinoti al pubblico del sito in blu. A partire dal colosso da quasi 60 milioni di utenti FarmVille fino ad arrivare a MafiaWars.
Il developer statunitense avrebbe così violato sia le leggi federali che il contratto con lo stesso social network da 500 milioni di amici. Almeno secondo i dettagli della class action , che vorrebbe obbligare Zynga a risarcire economicamente i cittadini coinvolti. Oltre che convincere il giudice californiano a emanare un’ingiunzione nei confronti dell’azienda, affinché la smetta di abusare delle informazioni personali a mezzo app.
La class action guidata da Nancy Graf è giunta subito dopo una lettera aperta indirizzata all’attenzione del CEO di Facebook Mark Zuckerberg. Due congressmen statunitensi – Edward Markey e Joe Burton – hanno dato al founder di Facebook una settimana di tempo per rispondere adeguatamente ad una serie di interrogativi sollevati in seguito all’inchiesta del WSJ . In un comunicato ufficiale, il social network ha tuttavia sottolineato come la trasmissione dei Facebook ID verso società terze come Zynga sia del tutto in linea con le policy interne in materia di privacy .
Stando al parere dei legali alla guida della class action, quello di Zynga sarebbe un ulteriore esempio di come le società online manchino di rispettare la privacy dei cittadini, dopo una serie pressoché infinita di vuote promesse. Il braccio legale del developer californiano ha però rigettato le accuse, definendole senza fondamento. Zynga – come d’altronde sottolineato anche da Facebook – non avrebbe mai condiviso i dati personali con società specializzate nel tracciamento online.
Mauro Vecchio