Non aveva il marchio NASA il vettore che ieri ha compiuto il test di accensione dei motori presso la base di Cape Canaveral in Florida: sulla struttura del Falcon 9 campeggiava la scritta SpaceX , conosciuta anche come Space Exploration Technologies Corporation , azienda privata già da qualche anno impegnata in test su vettori orbitali e che potrebbe approfittare del momento di stallo monetario in cui è attualmente invischiata l’agenzia spaziale USA.
I motori alimentati a cherosene e ossigeno liquido hanno ruggito per soli 3,5 secondi prima di restituire il silenzio agli spettatori, cosa che non accadrà la prossima volta che verranno attivati. Il lancio vero e proprio è previsto infatti per il 12 aprile e la riuscita di quest’ultimo test non può che rassicurare i responsabili del programma, che due settimane fa avevano assistito al fallimento di una prova analoga a causa di una valvola erroneamente configurata .
Visto il periodo non proprio stellare della NASA, che si è vista costretta a interrompere lo sviluppo del progetto Constellation, l’azienda guidata da Elon Musk sembra avere tutte le intenzioni per ben figurare davanti agli osservatori di Washington , fonte di sostentamento primaria per l’ente spaziale statunitense che già aveva destinato parte dei fondi a compagnie private come SpaceX per trovare un successore dello Shuttle nel più breve tempo possibile.
Il 2010 sarà infatti l’anno in cui la flotta degli Shuttle dovrebbe essere messa a terra in via definitiva, nonostante le proteste di alcuni membri del Senato che lamentano il rischio di una perdita di prestigio a livello internazionale in un momento storico in cui Cina e India, per citare solo due nomi, stanno sviluppando dei propri programmi spaziali facendo così dell’orbita terrestre un luogo decisamente più affollato di quanto non fosse durante la Guerra Fredda.
Fino ad oggi SpaceX si è accaparrata quasi 2 miliardi di dollari di sponsorizzazione forniti dal governo statunitense per proseguire lo sviluppo e battezzare con il primo volo il razzo Falcon 9, progettato appositamente per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Con i soldi di Washington dovrebbe essere possibile portare a termine almeno 15 missioni , di cui tre test e 12 riforminenti alla ISS.
Al di fuori degli Stati Uniti, SpaceX si comporta più o meno come la Virgin Galactic del miliardario britannico Richard Branson: vende biglietti per milioni di dollari a turisti spaziali provenienti da tutto il mondo. La stessa attività che negli ultimi anni aveva sostentato l’agenzia spaziale russa, che adesso si prepara ad accogliere nelle proprie Soyouz gli astronauti a stelle e striscie, incassando 51 milioni di dollari per ogni lancio . Una prospettiva che non piace troppo ai nostalgici dell’Apollo ma che appare inevitabile: ci vorranno almeno altri tre anni per adibire Falcon 9 al trasporto di astronauti.
Giorgio Pontico