Washington – 226 giorni. Tanto è durata la prigionia negli Stati Uniti di Josh Wolf, il blogger che dal 2006, nel rispetto dell’etica giornalistica e del diritto alla libera informazione, si opponeva alla richiesta di un tribunale di fornire il suo girato di una manifestazione anti-G8.
Adesso è fuori , e durante una conferenza stampa ha ammesso anche di aver accettato di mostrare il video di repertorio che la Corte Federale di San Francisco desiderava tanto. Però a suo dire si tratta di una vittoria, perché la clip sarà pubblicata sul suo blog – in modo che tutti potranno farsene un’opinione – e il grand jury non lo obbligherà a testimoniare sul suo contenuto prima della messa online.
Wolf (nella foto) ha confermato di aver accettato di rispondere a due domande della Procura: se conoscesse l’identità della persona che si era macchiata di un crimine durante la manifestazione, e se sarebbe stato in grado, comunque, di identificarla. “È stata una mia scelta rispondere, e penso che sia stato giusto”, ha dichiarato Wolf, che precisa di non aver fornito alla Procura alcun elemento di aiuto.
Negli Stati Uniti il caso ha fatto scandalo non solo perché si è trattato di una detenzione record ma anche perché ha riproposto il problema dell’attività di blogging a scopo giornalistico. La Procura più volte ha cercato di dimostrare che il blogger non avrebbe dovuto vantare gli stessi diritti dei professionisti del settore.
Sia come sia, Wolf ha dichiarato che a suo parere si è trattato di una brutta campagna a scopo politico, certo non focalizzata sull’incendio dell’automobile della Polizia che ha dato vita al caso e che ha “giustificato” i provvedimenti presi dal tribunale.
“Quando sei incarcerato la tua voce è tagliata fuori”, ha commentato Wolf. “Ho intenzione di lanciare PrisonBlogs.net, una sorta di progetto P2P dove verranno condivise le lettere dei carcerati. E poi ritornerò alla mia attività giornalistica “.
Dario d’Elia