Sono montati su numerose automobili di Ford e General Motors per permettere di stoccare sull’hard disk di bordo i file rippati da ordinari CD, e riprodurli per allietare l’abitacolo: questi dispositivi, denuncia ora un’associazione statunitense di artisti e etichette, operano illegalmente in violazione del copyright, e per questo motivo i produttori e le case automobilistiche che li mettono a disposizione devono pagare .
È l’Alliance of Artists and Recording Companies (AARC) ad essersi scagliata con una class action su Ford e GM, su Clarion e Denso, produttori dei dispositivi di ripping di bordo. L’associazione si incarica di raccogliere e redistribuire le royalty correlate all’Audio Home Recording Act ( AHRA ), approvato nel 1992 per riconoscere al consumatore una sorta di diritto alla copia privata e per imporre nel contempo al produttore dei dispositivi con cui effettuare la copia di brani musicali l’obbligo di registrazione presso il Copyright Office statunitense e il pagamento di royalty che oscillano tra gli 8 e i 12 dollari a seconda del dispositivo. Le case automobilistiche e i produttori dei dispositivi che montano, accusa ora AARC, avrebbero mancato di denunciare il dispositivo alle autorità e non avrebbero mai sborsato un centesimo per mettersi in regola e garantire l’opportuna retribuzione agli artisti.
L’Audio Home Recording Act, istituto legislativo con cui gli States scaricano l’onere del compenso per le copie di registrazioni digitali di musica sui produttori dei dispositivi e non sugli utenti, però, è stato negli anni fortemente ridimensionato: a restringerne il perimetro è stato in primo luogo l’orientamento della giustizia statunitense rispetto al caso che ha viste contrapposte l’industria della musica rappresentata da RIAA e Diamond, produttore di Rio, un apparecchio che ha aperto la strada all’affermarsi dei lettori mp3. Nel 1999 si stabiliva che il lettore mp3 non rappresentasse un “digital audio recording device” in quanto in grado di effettuare delle copie private e per uso personale solo dall’hard disk di un computer, a sua volta non considerato un dispositivo che ricade sotto l’Audio Home Recording Act poiché, insieme ai masterizzatori, non è destinato principalmente alla copia della musica.
Nel mirino di AARC ci sono ora gli apparecchi di infotainment di Denso e Clarion, integrati nel cruscotto di certe automobili di GM e Ford: l’associazione tenta da anni di persuadere queste aziende a registrare gli apparecchi presso il Copyright Office e a pagare le royalty. Poiché le richieste sono sempre cadute nel vuoto, AARC si è mossa per tutelare i propri assistiti da questo comportamento definito “immorale e ingiusto”, facendo in modo che siano i tribunali a convincere Denso e Clarion, Ford e GM, che i loro dispositivi, assolvendo allo scopo per cui sono effettivamente pubblicizzati, siano dei meri strumenti dedicati al ripping della musica e debbano dunque attenersi ai dettami dell’Audio Home Recording Act.
A titolo di compensazione, l’associazione chiede danni pari a 2.500 dollari per ogni dispositivo installato: serviranno a ripagare le royalty mancate e a rimborsare gli artisti che non hanno potuto ottenere alcun compenso. C’è chi osserva che AARC, con il passare degli anni, ha rastrellato sempre meno, complice la sensibile riduzione dell’utilità e della diffusione dei dispositivi dedicati unicamente al ripping: a rimanere costante, la minima proporzione dei denari redistribuiti agli assistiti, i detentori dei diritti.
Gaia Bottà