È una sentenza che potrebbe avere notevole influenza su certe manifestazioni della libertà d’espressione su Internet e in modo particolare sulle principali piattaforme social. Un giudice del Maryland ha infatti assolto il cittadino californiano William Lawrence Cassidy, precedentemente incriminato per aver minacciato su Twitter un leader spirituale buddhista .
“Fai un favore al mondo: ucciditi. Post Scriptum, buona giornata”. È uno degli inquietanti cinguettii pubblicati da Cassidy nei confronti di Alyce Zeoli, appunto figura di spicco nel movimento religioso. Secondo l’accusa, i numerosi micropost avrebbero generato nella donna uno stato di fortissimo stress emotivo .
Pare infatti che Zeoli – attualmente residente nello stato del Maryland – non sia riuscita ad uscire di casa per un anno e mezzo, a parte qualche visita dallo psichiatra. I federali statunitensi avevano sottolineato come le dichiarazioni in 140 caratteri fossero andate decisamente oltre l’incoraggiamento al suicidio .
Ma il giudice a stelle e strisce ha ora scagionato Cassidy, sottolineando come una sua condanna possa costituire violazione del Primo Emendamento della Costituzione a stelle e strisce . Nonostante lo spavento e lo stress emotivo creato nella donna, le minacce su Twitter andrebbero tutelate con il principio di libertà d’espressione.
Sempre secondo la corte, un blog o un profilo Twitter andrebbe considerato alla stregua di una vecchia BBS , e dunque separato dalle linee telefoniche o dalla posta elettronica. In altre parole, ciò che viene pubblicato in uno spazio aperto e di discussione resterebbe distinto dai messaggi minatori veicolati a specifici destinatari .
Mauro Vecchio