Un significativo rifiuto , che lascerà a bocca asciutta i vertici della American Society of Composers, Authors and Publishers (ASCAP). La Suprema Corte statunitense non prenderà in esame il ricorso in appello presentato dalla stessa collecting society a stelle e strisce, che avrebbe voluto spillare ulteriori royalty dallo scaricamento dei brani musicali dalle più svariate piattaforme online .
A smorzare le speranze di ASCAP ci aveva già pensato un giudice di New York, nel sottolineare come il download dei contenuti non possa essere considerato una pubblica performance , dunque non soggetta agli attuali meccanismi di pagamento delle royalty . Ignorando il ricorso in appello, la Corte Suprema ha sostanzialmente ribadito questo stesso principio.
In altre parole , lo scaricamento (lecito) dei brani musicali potrebbe al massimo essere equiparato alla riproduzione degli stessi, comunque non certo considerabile come quella che in lingua inglese viene chiamata public performance . ASCAP – in tutela di circa 400mila tra artisti e compositori – aveva impugnato il Copyright Act per cercare nuove entrate dalle varie piattaforme come ad esempio iTunes .
Coinvolto nel caso, il governo statunitense ha dunque fatto sapere al giudice che il download di un brano che non implichi attività di riproduzione – che sia recitata, danzata o comunque riadattata per il palcoscenico – e dunque non può ricadere nell’ambito della performance in pubblico. ASCAP non ha attualmente altre strade per ricorrere ancora contro la decisione del giudice della Grande Mela.
Mauro Vecchio