La battaglia legale era iniziata alla fine dello scorso marzo, quando un gruppo di produttori cinematografici indipendenti si era appellato allo U.S. Copyright Group dopo il downloading ripetuto di film come Far Cry , Gray Man e Call of the Wild 3D . Meno di due mesi dopo , sul campo era scesa anche Voltage Pictures , casa di produzione del premiatissimo The Hurt Locker .
Ma la società legale Dunlap, Grubb & Weaver – braccio armato dello U.S. Copyright Group – aveva in seguito trovato duri oppositori, in primis il provider a stelle e strisce Time Warner Cable . Che si era in sostanza rifiutato di snocciolare più di 28 indirizzi IP al mese, a fronte delle 6mila teste richieste dai detentori dei diritti .
All’ISP si erano poi aggiunte alcune organizzazioni a tutela dei diritti dei netizen, tra cui Public Citizen , ACLU e soprattutto Electronic Frontier Foundation (EFF). Che aveva già messo a disposizione degli utenti BitTorrent una lista di avvocati , per combattere una denuncia ritenuta illegittima.
L’obiettivo principale dei legali dello U.S. Copyright Group è quello di portare a Washington D.C. tutti i responsabili, cercando dal giudice il massimo della pena: 150mila dollari a film scaricato . Una sanzione da dividere tra circa 6mila cittadini della rete, accusati in blocco perché facenti parte di uno stesso “sciame”, di una stessa architettura elettronica a sfondo criminoso.
È quanto contestato duramente dai rappresentanti di EFF. Le migliaia di condivisori non dovrebbero assolutamente venire giudicati insieme, e soprattutto non sotto l’unica giurisdizione del tribunale di Washington . Bisognerebbe invece avvisarli uno per uno, per mezzo di una nota pensata con la collaborazione di detentori dei diritti, provider e attivisti della Rete.
I vari utenti – sempre secondo EFF – non dovrebbero inoltre sobbarcarsi il costo di un viaggio fino a Washington per presenziare al processo. Ma il giudice Rosemary Collyer non si è mostrato propenso, bocciando in toto le varie richieste dell’organizzazione. Unica concessione, la redazione di avvisi singoli per i 6mila accusati di file sharing selvaggio.
Mauro Vecchio