È all’improvviso apparsa online , a far luce sulle intenzioni regolatorie all’interno del delicato dibattito sulla net neutrality in terra statunitense. Una bozza di legge, promossa dalla fazione democratica e quindi redatta da Henry Waxman, chairman della Commissione sull’Energia e il Commercio alla House of Representatives di Washington DC.
I vari provider a stelle e strisce non potranno discriminare in maniera arbitraria – o comunque senza un motivo ragionevole – determinati contenuti, servizi o applicazioni presenti sul web. Che poi è uno dei principi fondamentali di quella che è stata definita neutralità della Rete.
Pare tuttavia che questo stesso principio non risulterà valido per tutti i provider mobile , che dovrebbero essere in grado di rallentare determinati tipi di traffico, poiché possono offrire un’ampiezza di banda decisamente più limitata. Che poi è l’esatto motivo per cui molti fornitori in mobilità hanno criticato certi aspetti del principio di neutralità della rete e quanto espresso dalla Federal Communications Commission (FCC) statunitense.
E la commissione guidata da Julius Genachowski sembrerebbe uscirne sconfitta , almeno stando alla bozza di legge trafugata online. In sostanza, a FCC verrebbe negato il potere di implementare le sue regole per obbligare i vari ISP a mantenere una Rete aperta e soprattutto neutrale. Nella visione di Waxman, alla commissione spetterebbe però un potenziato ruolo punitivo: 2 milioni di dollari di multa per chi violi i principi della neutrality .
Sanzioni che dovrebbero essere decise caso per caso, come già illustrato dalle condizioni per la neutralità discusse tra Google e Verizon nella scorsa estate. Sfumerebbe comunque la cosiddetta terza via indicata da Genachowski: FCC non riuscirebbe a riclassificare l’accesso al broadband come un comune servizio di telecomunicazione.
Un obbligo accomunerebbe però provider del cavo e mobile . Nessuno dei due potrà procedere al blocco arbitrario di un sito web legale o dei relativi accessi da parte dei consumatori a stelle e strisce.
Mauro Vecchio