USA, se trafugare l'email altrui non è reato

USA, se trafugare l'email altrui non è reato

Una nuova sentenza della Corte Suprema del South Carolina stabilisce che spiare la corrispondenza altrui non è reato. Dubbi sull'applicazione di una legge del 1986 che appare datata rispetto ai servizi di webmail
Una nuova sentenza della Corte Suprema del South Carolina stabilisce che spiare la corrispondenza altrui non è reato. Dubbi sull'applicazione di una legge del 1986 che appare datata rispetto ai servizi di webmail

Accedere senza permesso alla casella email altrui non è da considerarsi reato: è la sentenza espressa dalla Corte Suprema del South Carolina, chiamata a valutare il caso di una donna che ha violato la casella di posta elettronica del marito per trovare le prove dell’infedeltà di quest’ultimo. Secondo la Corte, un atto simile non viola i principi dello Stored Communications Act ( SCA ) del 1986.

Sebbene con ragioni diverse, i giudici coinvolti nel caso hanno convenuto all’unanimità che le email contenute in un archivio online (come le webmail di Gmail o Yahoo!) non rientrano nella definizione legale di “archiviazione elettronica” . Secondo quest’ultima, può definirsi archiviazione ogni memorizzazione temporanea che avvenga incidentalmente rispetto alla trasmissione della comunicazione, quindi a scopo di caching, oppure ogni memorizzazione di tale comunicazione a scopo di backup della comunicazione stessa.

Il punto sul quale le opinioni dei giudici divergono riguarderebbe la definizione di backup in relazione alla posta elettronica su Web . La Corte del South Carolina ha infatti stabilito che l’esistenza di un backup implica necessariamente l’esistenza di una copia del file precedente. Una motivazione, questa, che contrasta con un precedente caso del 2004, in occasione del quale una Corte di Appello aveva sostenuto che i messaggi di posta elettronica ricevuti, letti e immagazzinati nella memoria di un server costituiscono una archiviazione “per ragione di protezione di backup” definita, per questo motivo, anche come “memoria elettronica”. Dunque, dal momento che i messaggi del caso in questione non sono stati mantenuti solo temporaneamente dal fornitore del servizio né sono stati raggiunti sul disco rigido del querelante, non è completamente chiaro come lo Stored Communications Act possa applicarsi ai servizi di webmail.

Si tratta di dubbi che, secondo i giuristi, dovrebbero spingere la Corte Suprema o il Congresso ad aggiornare un regolamento legislativo che appare datato rispetto allo sviluppo della tecnologia. “Il caso del South Carolina rappresenta un’ulteriore prova di quanto inapplicabile e inconsistente sia diventata la nostra disciplina di regolamento sulla sorveglianza elettronica”, è il commento di Woodrow Hartzog, professore di Legge presso l’università di Samford.

Il problema concerne la comprensione della giusta percezione dell’uso dell’email da parte degli utenti , che non sembra essere affrontata dalle discussioni circa i backup , le copie temporanee, la distinzione tra messaggi letti e non letti. Una questione che, quindi, dovrebbe essere trattata dal legislatore e dalle parti politiche che non sembrano aver trovato ancora un accordo in merito all’aggiornamento dello Stored Communications Act.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
17 ott 2012
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