Dopo un anno passato in galera per il “furto di codice” dei software finanziari di proprietà di Goldman Sachs, Sergey Aleynikov è tornato libero grazie alla sentenza della corte di appello: il codice sorgente non si può “rubare” perché non costituisce una proprietà che è possibile “sottrarre” , ha stabilito la corte.
Aleynikov era stato condannato lo scorso anno a scontare 8 anni in prigione , ma la nuova decisione ribalta la sentenza precedente e fa discutere per le possibili conseguenze che potrebbe avere sull’intero scenario della proprietà intellettuale, la pirateria digitale e tutto il chiacchiericcio connesso.
La Corte di Appello del Secondo Circuito ha stabilito che il codice sorgente di un software non è qualcosa che si può ottenere sul piano “fisico”, il suo “furto” non “depriva” Goldman Sachs di alcunché e dunque non viola quanto stabilito dal National Stolen Property Act .
La Corte ha inoltre deciso di far decadere l’accusa di “spionaggio” mossa contro il programmatore infedele con relativa, presunta violazione dell’ Electronic Espionage Act : “Poiché il sistema HFT non era progettato per essere in commercio – dice la corte – il furto del codice relativo a quel sistema a opera di Aleynikov non è stata una violazione all’EEA”.
Alfonso Maruccia