L’accesso alla rete negli Stati Uniti deve essere libero e gratuito. Queste le intenzioni di FCC , il cui presidente Kevin Martin preme da tempo per lanciare un network nazionale wireless che consenta ai tentacoli di Internet di raggiungere tutta la nazione, colmando innanzi tutto le aree afflitte dal digital-divide .
Ora si apre un nuovo squarcio, un nuovo raggio di luce viaggia nella stessa direzione del programma di FCC: è terminato uno studio avviato dalla Commission per chiarire se il lancio di una siffatta rete potesse interferire con altri servizi “commerciali”. La risposta che ne emerge è chiara e netta: no , non produrrebbe alcuna interferenza .
Le intenzioni di FCC sotto questo profilo, mentre raccolgono il plauso di tutti coloro ai quali l’accesso alla banda larga è negato, sono uscite indenni da un’aspra battaglia , che ha visto opporsi operatori di grosso calibro come Google e lobby di potere come i broadcaster .
Se c’è chi gongola per le prospettive che si aprono, c’è anche chi si vede precipitare il mondo addosso. È il caso di T-Mobile USA , una unit di Deutsche Telekom: qualche anno fa ha dovuto aprire il portafogli e tirarne fuori quattro miliardi di dollari per garantirsi la possibilità di impiegare uno spettro radio, il cui uso ad oggi rende ma, presto, se tutto andrà come pianificato, si rivelerà un pessimo investimento una perdita totale.
A febbraio 2009, del resto, è prevista una migrazione di massa dei broadcaster , che lasceranno completamente libera la porzione di spettro radio ora a loro disposizione (banda AWS-3, da 2155 a 2180 MHz): quest’ultima, di nuovo in mano al governo, verrà ormai quasi certamente messa all’asta da FCC.
La sola condizione, per chi se la aggiudicherà, è che la rete su di essa costruita debba essere dotata di appropriati filtri, in grado di tutelare i minori da eventuali contenuti non adatti, anche se non mancano coloro che premono per ottenere la possibilità di un opt-out che ne disattivi l’effetto. Se si vedrà un inizio lavori, ci sarà bisogno di numerosi nuovi indirizzi IP: forse sarà la volta buona in cui il passaggio ad IPv6 diverrà un intervento non più procrastinabile.
Marco Valerio Principato