Gli agenti segreti americani attivi in terra straniera sono nei guai, dicono le indiscrezioni riferite dai mezzi di informazione a stelle e strisce, perché le agenzie locali sono attivamente impegnate nella loro ricerca grazie ai database compromessi nei recenti attacchi contro le infrastrutture USA.
L’intelligence di Cina, Russia e altri noti “nemici” degli Stati Uniti avrebbero a disposizione una serie di archivi di personale ottenuti nei succitati cyber-attacchi, e sarebbero alacremente al lavoro per incrociare i vari database alla ricerca di spie, collaborazionisti o esperti attivamente impegnati a dare il loro contributo alla causa di CIA, NSA e compagnia spiante.
Fra le brecce più gravi subite dagli States si cita in particolare quella ai danni dei sistemi dello U.S. Office of Personnel Management (OPM), una compromissione avvenuta nel dicembre dello scorso anno che avrebbe reso accessibili i profili degli impiegati federali inclusivi di esperienze militari, attività di hacking informatico e via elencando.
Le tecnologie cloud e big data (ab)usate dagli USA si stanno ora rivoltando contro le autorità federali, denunciano gli esperti, e a quanto pare alla Casa Bianca hanno intenzione di affrontare il problema prima di tutto da un punto di vista economico.
L’amministrazione Obama sarebbe al lavoro per imporre non meglio specificate sanzioni contro Cina e Russia , dicono le indiscrezioni, una mossa da mettere in atto nelle prossime settimane e che sarebbe diretta conseguenza degli attacchi telematici per cui gli USA accusano ciclicamente i cyber-guastatori dei succitati paesi.
Alfonso Maruccia