È la versione a stelle e strisce della famigerata Dottrina Sarkozy, il regime anti-pirateria modellato sui cosiddetti three strike , avvertimenti graduali agli scariconi della Rete. Gestito dal neonato Center for Copyright Information (CCI), il meccanismo dei copyright alert è stato studiato dall’industria dei contenuti per spaventare educare la massa dei downloader .
In un recente documento diramato dal colosso AT&T ai suoi dipendenti, alcuni dettagli che hanno fatto luce sugli aspetti più oscuri dei six strike d’oltreoceano. Come riportato dalla testata specializzata TorrentFreak , i vari provider statunitensi – da Comcast a Time Warner – invieranno le notifiche d’avvertimento a tutti quegli indirizzi IP colti in violazione ripetuta del diritto d’autore .
Nessuna condivisione delle informazioni personali con i legittimi detentori dei diritti, che non utilizzeranno i dati per denunciare gli scariconi. Come già confermato dal nuovo capo del CCI Jill Lesser, il nuovo sistema servirà esclusivamente per fini educativi, per condurre gli utenti – in particolare le nuove generazioni – verso quelle piattaforme legali per l’acquisto di musica, film e videogiochi .
Stando al documento di AT&T ottenuto da TorrentFreak , il sistema dei copyright alert partirà in via definitiva il prossimo 28 novembre . Pare che tutti i grandi ISP statunitensi inizieranno ad inviare gli allarmi nello stesso giorno, pronti a bacchettare i downloader che oseranno arrivare al quinto e sesto strike . Lo stesso Lesser aveva sonoramente smentito qualsiasi misura in stile francese.
Allora, cosa succederà agli utenti recidivi? Il provider statunitense AT&T applicherà un filtro alle pagine web sfruttate dagli utenti per i download del quinto o sesto stadio. Il blocco verrà rimosso al completamento di una sorta di form (o tutorial) educativo sulle regole del diritto d’autore . Non è chiaro quale sarà il contenuto di questo tutorial, che dovrebbe scoraggiare gli utenti e portarli verso i lidi della legalità.
Come sottolineato dagli attivisti digitali, l’intervento punitivo da parte dei legittimi detentori dei diritti non sarebbe affatto escluso. I grandi ISP potrebbero consegnare le informazioni personali di quegli utenti giunti al quinto/sesto allarme. Le associazioni di categoria – MPAA o RIAA – potranno in sostanza ottenere una subpoena per chiedere ai provider di consegnare le vere identità che si celano dietro un banale indirizzo IP.
Mauro Vecchio