Washington (USA) – Il Dipartimento di Giustizia statunitense, mercoledì scorso, ha confermato di aver deciso di affidare il monitoraggio del programma di sorveglianza interna ad un garante indipendente . Il Procuratore Generale Alberto Gonzales, nella lettera spedita ai leader del Senate Judiciary Committee , ha spiegato che questa autorità di garanzia sarà a cura della Foreign Intelligence Surveillance Court , che si sta già occupando di un primo caso-pilota che vede il coinvolgimento di un presunto fiancheggiatore di al-Qaida.
“In base a questi nuovi ordini, ogni sorveglianza elettronica che rientra nel Terrorist Surveillance Program dovrà essere soggetta all’approvazione della Foreign Intelligence Surveillance Court”, ha scritto Gonzales nella lettera. Un piccolo passo verso maggiori garanzie? L’Amministrazione Bush ha lanciato il suo programma di sorveglianza dopo l’attacco terroristico del 2001, attirando negli anni numerose critiche per le dirette implicazioni sui diritti alla privacy dei cittadini. Intercettazioni di massa, insomma, che solo nel dicembre 2005 sono state ammesse ufficialmente.
Ebbene, a distanza di sei anni dall’approvazione delle norme di sorveglianza, solo adesso la Casa Bianca sembra aver deciso di concedere un po’ di “respiro” alla comunità civile. “Foreign Intelligence Surveillance Court ha integrato le sue linee guida, con le normative vigenti e con le esigenze dell’Amministrazione riguardanti la velocità ed agilità operativa, in modo che possa essere data immediata risposta all’Intelligence quando si tratta di salvare le vite di americani”, ha dichiarato Tony Snow, addetto stampa della Casa Bianca.
Il motivo di questa leggera inversione di marcia, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe essere individuato nella recente vittoria dei Democratici in Camera e Senato alle elezioni di mid-term. Resta il fatto, comunque, che i poteri delle forze inquirenti statunitensi continuano ad essere piuttosto ampi. Proprio in queste settimane è esploso un nuovo scandalo che coinvolge direttamente il Pentagono e marginalmente la CIA. In pratica, le due agenzie avrebbero abusato della possibilità di controllo sui conti bancari e di credito di centinaia di americani sospettati di spionaggio o terrorismo.
“Per quanto ne sappiamo le agenzie di intelligence hanno richiesto questo tipo di operazioni in pochi casi”, ha dichiarato Carl Kropf, portavoce dell’ Office of the National Intelligence Director che supervisiona l’operato di tutte e 16 le agenzie di spionaggio. Le cosiddette ” national security letters ” permettono ai rami esecutivi di scandagliare i dati dei cittadini che sono sospettati di terrorismo o spionaggio, anche senza l’approvazione del giudice o la subpoena – nel rispetto del chiacchierato Patriot Act .
L’accusa mossa recentemente dalle pagine del New York Times è quella di aver utilizzato questo potere come aiutino per le indagini, invece di “extrema ratio”. Gli Intelligence Committee del Senato e della Casa Bianca sarebbero già al lavoro per fare chiarezza sulla questione. “Tradizionalmente si è sempre cercato di non utilizzare l’Esercito per far rispettare la Legge entro i confini nazionali”, ha dichiarato Elizabeth Rindskopf Parker, consigliere della NSA e della CIA, nonché decano alla McGeorge School of Law della University of the Pacific. “Ora però (le agenzie, ndr.) si stanno muovendo su un terreno che un tempo non era autorizzato”.
Dario d’Elia