Una lista lunga un milione di nomi. Affianca membri del Congresso a minacce per gli Stati Uniti, annovera premi Nobel per la Pace e cittadini dai nomi sospettosamente ordinari. La terrorist watch list cresce a ritmi impressionanti.
La denuncia viene da ACLU, l’associazione a tutela dei diritti dei cittadini da anni in prima linea per scuotere persone e amministrazione, per dimostrare come l’equilibrio tra diritto a vivere sicuri e diritto alla riservatezza sia pesantemente sbilanciato a scapito della società civile. L’associazione ha pazientemente tenuto traccia di tutte le comunicazioni emesse dalle autorità statunitensi, ha raccolto le segnalazioni dei cittadini: la lista nella quale il governo statunitense raccoglie i nomi dei sospetti ha superato il milione di record .
Sono cittadini che vengono intercettati al confine, vengono sottoposti a controlli approfonditi e spesso ingiustificati . Restano un mistero i criteri con cui l’intelligence rimpingua di nomi la lista nera: c’è chi parla dell’ Automated Target System , un sistema capace di tracciare profili di immigrati e viaggiatori per determinarne il terror score , c’è chi sostiene sia sufficiente prodursi in sortite troppo azzardate, c’è chi teme che basti apprezzare la cucina araba per essere inseriti nella lista in qualità di terroristi iraniani.
Complice questa opacità nel compilare il database , nella terrorist watch list finiscono i personaggi più vari : vecchine, docenti universitari e studenti, agguerriti bimbi meno che decenni, tremebonde religiose, cittadini sospetti perché sono rappresentati da nomi eccessivamente ordinari, colpevoli di omonimia. Ma ad essere monitorati, spiega ACLU, sono anche membri del Congresso, eroi di guerra pluridecorati e fedelissimi alla patria, premi Nobel per la Pace come Nelson Mandela, recentemente depennato . Ma c’è spazio anche per i morti . A difesa delle autorità statunitensi va detto che si tratta di trapassati celebri e temibili: Saddam Hussein ne è un esempio.
La terrorist watch list è uno strumento inutile e inefficiente se gestito in questa maniera, avverte Barry Steinhardt di ACLU: “È ingiusta, è fuori controllo, è uno spreco di risorse, attenta ai diritti di persone innocenti e rappresenta un concreto ostacolo alle vite dei milioni di viaggiatori del nostro paese”. Inoltre, sottolinea l’associazione, questo “mostro” che si dilata al ritmo di 20mila nomi al mese si nutre dell’attenzione delle istituzioni e le distrae da una lotta al terrorismo più efficace e rispettosa dei diritti dei cittadini.
“Sono tutti intrappolati negli ingranaggi di questa lista kafkiana, con poche speranze di uscirne – denuncia Caroline Fredrickson, esponente di ACLU – Il congresso deve rimediare, il Terrorist Screening Center deve rimediare, il prossimo Presidente deve rimediare, e deve farlo presto”. ACLU sta mobilitando i cittadini: chiunque abbia qualcosa da raccontare può farlo con un form online : ACLU impugnerà queste testimonianze perché qualcosa si muova.
Gaia Bottà