Ribaltata la sentenza di primo grado del caso Verner c. Autodesk: in ballo la portata del contratto con cui Autodesk, produttore del software AutoCAD, ha concesso i suoi prodotti ad un soggetto che li ha poi ceduti al rivenditore eBay Timothy Vernor.
Nel caso in cui, come afferma l’accusa, si tratti di una concessione in licenza, non sarebbero riconosciuti diritti come quelli dalla dottrina del first sale , corrispettivo del nostro principio di esaurimento del diritto di distribuzione, in base al quale l’acquirente può regalare o vendere un prodotto protetto da proprietà intellettuale e che vale, invece, nel caso di un acquisto che non può essere limitato da una clausola restrittiva.
Il giudice di primo grado aveva ribadito la dottrina del first sale distinguendo tra “licenza che trasferisce proprietà” (simile a una vendita) e “mera licenza” (più simile ad un affitto): per distinguere tra le due forme contrattuali occorrerebbe analizzare le condizioni del contratto, non limitandosi al nome affibbiato alla stesura, e verificare se pongono condizioni a favore del produttore più vicine alla vendita o alla licenza.
Il giudice dell’appello , invece, non ha fatto questa distinzione ma ha stabilito che Vernor detiene il possesso ma non la proprietà, dal momento che il prodotto è stato rilasciato solo in licenza al primo acquirente e non in vendita: avendo preso da questo primo licenziatario le proprie copie di AutoCAD e non da AutoDesk stessa non può rivendicare la dottrina del first sale.
Nel caso dell’acquirente originale, peraltro, non può applicarsi la dottrina del first sale perché valgono le clausole imposte da AutoDesk attraverso la licenza e che proibiscono la vendita, l’affitto, la distribuzione fuori dall’emisfero occidentale, e impongono la distruzione della versione originale in caso di aggiornamento.
Queste clausole possono essere imposte tramite licenza, quindi, anche se si sovrappongono a diritti che dovrebbero essere – di fatto – preesistenti al contratto. E ciò, si legge nella sentenza , anche nel caso in cui si sia acquistato legittimamente un prodotto dal licenziatario originale senza sottoscrivere la licenza imposta dal licenziante.
Le conseguenze potrebbero essere drammatiche per tutto quel settore che si basa sul principio del first sale: gli scambi tra privati ma anche il videonoleggio, le biblioteche, i negozi di libri usati, le aste online, o il commercio di software usato. Proprio per questi rischi, ora molto concreti, osservatori e gruppi rappresentanti dell’industria stanno osservando da vicino la questione e si sono schierati contro la sentenza del giudice d’appello.
Claudio Tamburrino