Se la sua candidatura sarà accettata, la cultura tecnologica della Corte Suprema USA potrebbe fare un bel salto in avanti. Perché Sonia Sotomayor, proposta da Obama per il ruolo di Associate Justice presso l’Alta corte, si già occupata in passato di copyright, di privacy online e di cybersquatting.
Sotomayor, che dovrebbe prendere il posto del giudice pensionando David Souter è stata indicata martedì scorso dal Presidente. Nel corso della sua carriera come giudice di Corte d’Appello, Sotomayor si è pronunciata diverse volte su questioni riconducibili alla cyberlaw , come l’attribuzione di domini Internet, la privacy dei dipendenti online e la circolazione dei contenuti online.
In un celebre caso del 2002 ( Specht vs. Netscape Communications Corp. ) Sotomayor si è espressa a favore del diritto all’informazione dei navigatori/consumatori nelle loro relazioni con le aziende in rete, segnando un precedente importante in materia di contratti online.
La giudice si è occupata spesso anche di protezione del copyright. Nel 2007, ad esempio, ha giudicato su una causa che vedeva opposti il New York Times ed un gruppo di giornalisti freelance, i cui articoli digitali erano stati rivenduti ad una grande base dati online. La sua sentenza, favorevole al giornale , è stata poi rovesciata dalla Corte Suprema.
Ma nel suo curriculum ci sono anche diversi anni di pratica forense presso lo studio Pavia & Harcourt di New York, specializzato in proprietà intellettuale e protezione dei marchi. Ed è quest’ultimo elemento a sollevare le preoccupazioni degli attivisti pro-P2P, che temono un posizionamento eccessivamente favorevole nei confronti delle major.
Giovanni Arata