USA, una Rete diversamente accessibile

USA, una Rete diversamente accessibile

A partire dal supereroe Daredevil, Netflix pensa spontaneamente all'accessibilità con commenti audio a favore di ciechi e ipovedenti. Diverso il discorso, e gli obblighi, per i siti Internet. A partire da Scribd
A partire dal supereroe Daredevil, Netflix pensa spontaneamente all'accessibilità con commenti audio a favore di ciechi e ipovedenti. Diverso il discorso, e gli obblighi, per i siti Internet. A partire da Scribd

Netflix inizierà ad offrire anche l’opzione di commento audio per i suoi contenuti , destinato a quegli utenti ipovedenti che non possono affidarsi alle immagini.

Il servizio di streaming introdurrà la novità simbolicamente proprio a partire dalla trasmissione del telefilm con protagonista il supereroe ipovedente Daredevil.
Netflix ha pensato così di rendere il suo servizio accessibile anche ai non vedenti, con un’opzione corrispondente ai sottotitoli per i sordi.

Sul fronte dell’accessibilità, peraltro, la piattaforma di streaming non ha (per il momento) obblighi, ma ha capito (grazie agli interessati che si sono fatti sentire ) che è il mercato a chiederglielo, e che presto potrebbe ricevere le pressioni anche delle autorità: d’altronde secondo diverse normative i siti Internet hanno l’obbligo di favorire l’accesso agli ipovedenti.

In Italia, per esempio, c’è una legge che prevede tale obbligo per i siti istituzionali, così come sono previsti dalle autorità europee obblighi di accessibilità a tutti quei siti che abbiano un interesse pubblico.

Negli Stati Uniti, invece, il punto di partenza è l’ Americans with Disabilities Act : della sua applicazione rispetto ai siti si sono occupate diverse cause, tra cui una già proprio nei confronti di Netflix, depositata dalla National Federal for the Blind e con al centro la definizione di sito Internet come “luogo pubblico”.

Risalente al 2012, vedeva il servizio sul banco degli imputati del Tribunale del Nono circuito federale, ma era arrivata alla conclusione che Netflix non potesse essere definito come luogo pubblico e non avesse quindi l’obbligo di adeguarsi alla normativa sull’accessibilità.

Da allora diverse sentenze hanno limato tale interpretazione, tanto che ancora Netflix, in una causa in Massachusetts, è stata definita dai giudici come luogo pubblico e chiamata ad affrontare una nuova causa circa il rispetto della normativa sull’accessibilità, questione che si è conclusa con un accordo da 750mila dollari siglato da Netflix con l’associazione dei non vedenti.

A ribaltare completamente l’interpretazione, a fissare stabilmente la natura di luogo pubblico e la necessità di rispettare la normativa in tema di accessibilità è stato invece un tribunale del Vermont che ha condannato Scribd: con le conclusioni del caso National Fed. of the Blind v. Scribd il giudice ha stabilito che i siti Web siano luoghi pubblici e debbano quindi rispettare la normativa relativa all’accessibilità, fornendo servizi per convertire le informazioni grafiche in stimoli sonori per gli utenti che non possono vedere.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
16 apr 2015
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