Le reti finanziarie, le altre infrastrutture vitali del Paese e le agenzie federali protette dalle cyber-difese militari: questo è il piano per la sicurezza informatica nazionale che ha delineato il Generale Keith Alexander, vertice militare del nuovo Cyber Command , nel suo discorso al Congresso.
Quanto proteggere, fino a dove estendere questa sorta di “zona sicura” , chi sarebbe al comando, come organizzare la catena di comando, sono tutti problemi che la politica dovrà affrontare . In particolare il Governo starebbe prendendo in considerazione l’opportunità di chiedere nuovi poteri per organizzare al meglio questo settore della difesa nazionale.
La questione della valutazione dell’urgenza di una ristrutturazione e di un maggiore impegno sul fronte della cyber-difesa nazionale è di grande attualità negli Stati Uniti: dopo la nomina del cosiddetto Cyber Zar da parte della Casa Bianca, analisi contrastanti delle minacce che ci si trova ad affrontare hanno mantenuto vivo l’interesse del Congresso.
Sul tema è intervenuto da ultimo il vertice del Cyber Command, il gruppo militare che si è affermato come il meglio preparato per quanto riguarda la guerra informatica: per estendere la portata del cyber-scudo il Generale Alexander chiede la collaborazione del Dipartimento di sicurezza nazionale, dell’FBI e del Dipartimento dell’energia. E la possibilità di contrattaccare in caso di offensiva, possibilmente anche fuori dal territorio degli Stati Uniti.
Una volta convinti tutti della necessità di collaborare, sulle misure da adottare e sull’estensione della difesa digitale, tutto il resto, dice Alexander, “è tecnicamente semplice”.
Non tutti, d’altronde, sono concordi: una forma di difesa di questo tipo, secondo alcuni esperti di sicurezza informatica, sarebbe troppo costosa e dispersiva.
“Il bisogno è grande, non c’è tempo da perdere dal momento che un attacco non farebbe differenze tra utenti militari e civili” ha invece minacciato il Generale, anche perché ogni tipo di attacco, spiega, è altamente imprevedibile, sia per gli obiettivi sia per i possibili nemici che vi si nascondono dietro: stati stranieri, gruppi terroristici o singoli cracker. La specificità e l’importanza strategica di questo tipo di difesa è peraltro confermata da una delle ultime iniziative del Cyber Command: l’invio di un’unità speciale in Afganistan per assicurare la sicurezza delle comunicazioni utilizzate dai soldati statunitensi.
Il discorso del vertice del Commando, per la verità, potrebbe essere stato anche funzionale al racimolare soldi: il budget (di circa 150 milioni di dollari, 30 milioni in più rispetto all’anno fiscale appena concluso) sta per essere approvato.
A dar man forte ad Alexander nella sua opera di convincimento, d’altronde, una notizia che si è affacciata nelle ore precedenti al suo discorso: degli esperti avrebbero ravvisato in Stuxnet la prima cyber “super arma” in grado di far esplodere obiettivi reali (una fabbrica come una centrale nucleare). E della sua natura, sulla quale peraltro si affollano i dubbi, avrebbe dato conferma lo stesso Generale.
Claudio Tamburrino