Le censure italiane sul traffico Internet fanno scuola negli Stati Uniti. Le autorità del Kentucky hanno infatti ottenuto una ordinanza da un tribunale considerata una prima assoluta per il paese, una ordinanza secondo cui si deve provvedere al sequestro di 141 URL legate al gioco d’azzardo.
In particolare, il Governatore dello stato, Steve Beshear, ha preso di mira quelle case da gioco che accettano scommesse da cittadini residenti in Kentucky, cittadini che ai sensi di una legge locale e della più ampia normativa nazionale non potrebbero proprio utilizzare quei siti.
Al contrario di quanto avvenuto in Italia, dove è stato sequestrato il traffico degli utenti per ostacolare coloro che volessero anche solo visionare i siti che non pagano le licenze ai Monopoli di Stato, il tribunale statunitense ha optato per una via ancora più rigida , sentenziando che ad essere sequestrate debbano essere le URL dei siti stessi. Se ciò avvenisse, evidentemente, le case da gioco interessate verrebbero a perdere i domini su cui investono in alcuni casi da molto tempo, con conseguenze sul proprio business in tutto il Mondo e non solo in Kentucky.
Della cosa non sembra preoccuparsi Beshear. Proprio come nel Belpaese, dove il sequestro del traffico avviene per dare spazio agli operatori con licenza e proteggere le attività interne, Beshear ha ammesso che la misura è stata intrapresa per difendere le attività locali di scommessa, basate soprattutto sulle corse dei cavalli . Il Governatore, che da tempo cerca di moltiplicare le imprese del gambling sul territorio statale, ha affermato che “i proprietari e i gestori di questi siti illegali depredano i cittadini del Kentucky, compresi i nostri giovani, e sottraggono milioni di dollari di entrate alla comunità. È un mondo sotterraneo ricolmo di truffe e raggiri”.
“Al contrario dei casinò che operano sul territorio – ha anche detto il Governor – queste attività non pagano tasse, non aumentano l’occupazione e non producono benefici turistici. Sono sanguisughe sulla nostra comunità”. O, come potrebbe dire qualcuno, sono più semplicemente servizi internazionali accessibili via Internet.
Che la boutade del Governatore e la decisione del tribunale possano aver successo è, evidentemente, un altro paio di maniche . Gli operatori interessati si trovano quasi tutti all’estero e potranno facilmente contestare la giurisdizione del tribunale locale , affermando, ad esempio, che un magistrato statunitense non può sottrarre un dominio di respiro internazionale ad un’attività commerciale svolta in un altro paese. Se questo principio dovesse passare, dicono già ora, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili.