Le frizioni geopolitiche tra USA e Iran si stanno consumando in queste ore attraverso i canali legali e con il fermo di ben 33 siti di informazione che gli Stati Uniti considerano correlati (in flagranza) con le autorità iraniane. Quelle che l’Iran considera fonti di libera informazione, per gli States sono invece chiare fonti di propaganda.
USA vs Iran
Ad essere punita non è tanto la propaganda in sé, quanto quello che è considerato come un tentativo di destabilizzare gli Stati Uniti con indebite ingerenze tramite canali di mala-informazione legati alle finalità politiche delle autorità iraniane. Trattasi di canali in lingua inglese ma gestiti dall’Iran, i cui domini sono stati posti sotto sequestro per impedirne il raggiungimento da parte di cittadini dislocati negli USA. Gli stessi siti, infatti, sono ad esempio perfettamente leggibili dall’Italia. Anzi, proprio in queste ore il sequestro è su tutte le prime pagine, additato come una chiara violazione repressiva della libertà di stampa da parte delle autorità USA.
Alcune fonti rivelano come nel recente passato abbiano già subito frequenti ban da parte di Google e Facebook, le quali avrebbe addotto non meglio precisate violazioni delle policy del servizio. I siti continuano la loro attività, ma in queste ore di sequestro del dominio dovranno essere raggiunti attraverso altri canali. Di fatto gli USA non ne fermano la libertà di espressione, ma hanno chiuso la strada maestra dagli USA per ostacolarne il raggiungimento dalle masse.
Dietro le quinte, evidentemente, si consumano nuove frizioni tra i due Paesi, che nello scacchiere internazionale si giocano ora le carte dell’informazione come veicolo di propaganda per affermare le rispettive posizioni. Una battaglia vissuta online, ma il cui baricentro è ben lontano dai soli interessi della sfera digitale.