Si tratterebbe di una scelta etica, fare la cosa giusta. E se questo motivo non fosse sufficiente a convincere i responsabili di Wikileaks, bisognerebbe pensare a delle alternative, affinché il noto sito delle spifferate ceda con la forza . Così il portavoce del Pentagono Geoff Morrell, di recente intervenuto nel corso di un briefing presso il Dipartimento della Difesa statunitense.
Wikileaks avrebbe pubblicato documenti riservati, contenenti informazioni sensibili di proprietà del governo degli Stati Uniti. E, sempre secondo Morrell , il sito di Julian Assange avrebbe l’obbligo di restituire questi stessi documenti riservati alle autorità a stelle e strisce, eliminandoli allo stesso tempo dalle macchine su cui risiedono nonché dallo stesso sito .
Il motivo è sempre lo stesso: Wikileaks sarebbe colpevole di aver attentato alla sicurezza delle operazioni militari in Afghanistan, pubblicando di recente circa 90mila documenti che sono già stati soprannominati i diari della guerra . Lo stesso founder Julian Assange non sarà considerato benvenuto in terra statunitense, con gli agenti dell’FBI pronti a mettere le mani sulla sua persona per un approfondito interrogatorio, persino per l’arresto .
Ma il caos scatenato dalla pubblicazione dei diari della guerra non si è esaurito con le richieste ufficiali del Pentagono. Un altro portavoce, Bryan Whitman, ha spiegato al Washington Times come gli alti vertici dello stesso Pentagono abbiano ordinato alle varie forze militari – Army , Navy , Air Force e Coast Guard – di non accedere per alcun motivo a Wikileaks .
E numerose sono state le fonti che hanno confermato l’ordine , riportando motivazioni come la tutela da fuoriuscite a mezzo elettronico . Tutto il personale militare dovrà quindi evitare di commettere una violazione della sicurezza nazionale, accendendo a materiale non autorizzato dal governo. Ma c’è una curiosità: l’articolo del Washington Times non è più reperibile online perché è stato rimosso dalla stessa redazione.
Mauro Vecchio