Nulla può essere più pericoloso per uno standard che non la frammentazione delle sue specifiche e la caduta della sua universalità. Ecco perché l’entità a capo dello standard USB-C intende prendere subito per le corna un problema che rischia altrimenti di deflagrare creando problemi attorno a quello che è invece candidato ad essere lo standard più diffuso di sempre. Il problema da affrontare è la differenza di potenza che i cavi tradizionali possono portare rispetto a quelli che rispondono alle nuove specifiche 3.1. Come comunicare la differenza ed evitare problemi su porte, prese, cavetti e device?
USB-C, loghi e chiarezza
La soluzione è stata identificata in un logo che possa chiarire in modo inoppugnabile la differenza tra le entità compatibili con lo standard a 60W e quelle compatibili con lo standard a 240W. Tale espansione, infatti, consente di portare attorno allo standard sempre più device, di fatto rafforzandone l’utilità e la dilagante presenza sul mercato. La tabella distribuita sembra essere sufficientemente chiarificatrice:
Loghi sulle confezioni, loghi sui cavi, loghi sulle porte: saranno questi identificativi a indicare la capacità delle singole componenti, consentendo così di adottare il giusto cavo nella giusta occasione. Inevitabilmente la conversione ai cavi USB-C è iniziata, perché lo standard è onnicomprensivo e queste ulteriori evoluzioni andranno a radicarlo in modo ancor più vasto.
Lo standard a cui fa riferimento la nuova tabella è il cosiddetto USB Power Delivery 3.1, una revisione rilasciata nello scorso mese di maggio. I nuovi loghi chiudono il cerchio attraverso una comunicazione più esplicita di quelle che sono le capacità in uso in un dato momento per ricarica o per trasferimento dati tra device.