Con un totale pari a 43 voti a favore e 2 contrari, la Commissione per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori del Parlamento Europeo si è espressa a proposito della direttiva RED (Radio Equipment Directive) che prevede, tra le altre cose, l’adozione di USB-C come standard per la ricarica dei dispositivi. Si tratta di un passo in avanti importante per il percorso imboccato nell’autunno scorso da Bruxelles, con l’obiettivo di tutelare sia l’ambiente sia gli utenti e i loro portafogli.
Ricarica dispositivi: USB-C diventerà standard
Ora la palla passa nelle mani del Parlamento, che voterà l’approvazione di un’apposita legge entro il mese prossimo. Serviranno poi circa un paio di anni perché gli stati membri adeguino i loro impianti legislativi, obbligando di fatto i produttori a rispettare le nuove regole. Saranno interessati tutti i device sufficientemente grandi per includere lo slot come smartphone, tablet, fotocamere, videocamere, cuffie, visori, console portatili e altoparlanti. L’intenzione dichiarata è quella di arrivare a estendere la portata della norma anche ai laptop. Faranno invece eccezione quelli più piccoli: smartwatch, tracker di parametri biometrici e indossabili per lo sport.
Tra gli obiettivi dell’Europa c’è anche quello di armonizzare le tecnologie di ricarica in modalità wireless, sempre più diffuse. In questo caso, si andrà però incontro a tempistiche più lunghe: la Commissione presenterà una strategia entro il 2026. Sarà definita nel nome dell’interoperabilità e per evitare una nuova frammentazione sul mercato.
C’è chi non sarà felice di accogliere le novità al vaglio. Apple è la realtà che fin qui più si è opposta a un’eventuale imposizione riguardante USB-C, preferendo i sistemi proprietari.
Quanto impattano caricatori e cavi sull’ambiente, a livello di sostenibilità? Parecchio. Stando al comunicato stampa rilasciato, ogni anno il vecchio continente genera dalle 11.000 alle 13.000 tonnellate di rifiuti elettronici, con la distribuzione di circa mezzo miliardo di unità.