Storie di spie, di vaccini e di spionaggio. Ma tutto ciò è ben lontano dall’immaginario collettivo legato alla guerra fredda e agli 007 cinematografici: ormai la questione è completamente digitalizzata, fatta di accuse reciproche e di tracce virtuali che i rispettivi responsabili avrebbero lasciato su file e server.
La Cina, lo spionaggio, i vaccini
Il nuovo tesoro sono i segreti sanitari legati alle cure e al vaccino per il coronavirus, i protagonisti sono ancora una volta Oriente ed Occidente: prima le accuse contro la Russia, ora le più serrate argomentazioni contro la Cina. Nomi e cognomi, ma senza pistole fumanti – per ora. Il direttore dell’FBI Christopher Wray, ha spiegato come il Bureau lavori ormai incessantemente sulla pista dello spionaggio cinese, ma nelle ultime settimane nel mirino vi sono soprattutto Li Xiaoyu e Dong Jiazhi, ingegneri 34enni che avrebbe preso di mira a più riprese strutture USA in qualche modo legate alla ricerca sui vaccini.
Difficile capire il tenore delle accuse e al tempo stesso sembra poco credibile anche la difesa del Governo Cinese che si limita a stigmatizzare ogni caso relativo a ipotetici cyber attacchi. La verità è che sicuramente i segreti industriali sono merce preziosa ed in questa fase alcuni segreti sono più preziosi di altri, ma tutto ciò vive sulle accuse senza prove che le parti si scagliano contro esattamente come durante la guerra fredda degli anni ’80. Non si può far altro che raccogliere i fatti citati dall’FBI (non si sa quanto suggeriti dalla Casa Bianca) e dal New York Times, metterli assieme agli altri e cercare di fotografare in questa situazione quanto di vero e quanto di fantasioso possa esserci.
L’FBI non ha dubbi in merito: Li e Dong sarebbero inestricabilmente legati alla guida ed al coordinamento dell’intelligence cinese, diventando quindi strumenti dello spionaggio di Stato del Paese orientale. Non iniziative estemporanee, né strettamente legate ad un interesse privato, ma bensì frutto dell’attività statale.
Interessante la precisazione finale che l’FBI ha voluto aggiungere alla propria comunicazione ufficiale:
le nostre preoccupazioni non sono legate alle persone cinesi, né ai cinesi che vivono in America, ma specificatamente al governo cinese ed al partito comunista cinese.
Secondo l’FBI non sono in discussione gli affari con la Cina, insomma, ma le violazioni nazionali con cui la Cina mette a rischio le proprietà intellettuali USA. Il che va a puntellare la strategia di Trump contro il Paese orientale, allontanando possibili distorsioni interpretative ed usando i nomi di Li Xiaoyu e Dong Jiazhi come leve contro lo spionaggio orientale.