I giochi non sono un prodotto rivendibile per Valve: una volta che l’utente ne ha acquisito la licenza, il contratto lo vincola ad esserne l’unico detentore. Le condizioni d’uso hanno vinto sull’orientamento europeo in materia di software usato: il tribunale di Berlino ha scelto di chiudere il caso con cui i consumatori tedeschi rivendicavano il proprio diritto ad essere in tutto e per tutto proprietari del codice acquistato sulla piattaforma videludica Steam, e quindi il diritto di cederlo a terzi.
L’associazione Verbraucherzentrale Bundesverband (VZBV) sta agendo da tempo contro le politiche di Valve: secondo i consumatori il contratto che viene imposto agli utenti sarebbe iniquo, in quanto non permette di trasferire, a pagamento o a titolo gratuito, i titoli acquistati , vincolati all’account del singolo gamer. I consumatori vorrebbero dunque far valere il principio di esaurimento del diritto di distribuzione che spetta originariamente al detentore dei diritti, secondo cui, analogamente alla dottrina statunitense del first sale , il primo acquirente può poi scegliere di regalare o vendere a terzi un prodotto protetto da proprietà intellettuale.
Le richieste di VZBV, apparentemente supportate dal parere della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, espressasi su un caso tedesco , aveva riconosciuto al sito usedSoft la possibilità di rivendere licenze Oracle “di seconda mano”, si sono però scontrate con il parere della Corte di Berlino, che ha archiviato il caso , confermando di fatto la validità del contratto di licenza disposto da Valve.
La corte non ha dunque ritenuto valido il principio dell’ esaurimento del diritto di distribuzione in riferimento ai videogiochi venduti senza supporto fisico : le motivazioni della decisione non sono ancora state rese pubbliche ma, secondo gli osservatori , per quanto il caso sollevato di fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sia simile a quello che coinvolge Valve, differisce nel quadro normativo di riferimento. Se le autorità europee hanno deliberato riguardo al software per computer così come descritto dalla Direttiva 2009/24/CE , il tribunale tedesco ha dovuto prendere una decisione in materia di videogiochi, prodotto più complesso che integra del materiale audiovisivo, e che ricade nell’alveo della Direttiva 2001/29/CE , che garantisce il principio di esaurimento della distribuzione ma che non entra nei dettagli della casistica correlata alla distribuzione di prodotti immateriali.
In attesa delle motivazioni, in attesa di conoscere le prossime mosse dei consumatori tedeschi, certo è che Valve potrà continuare a perseguire le proprie politiche di distribuzione legate agli account, godendo della leggerezza del digitale senza però rinunciare ai vantaggi pratici del supporto fisico .
Gaia Bottà