Secondo le autorità USA, l’ipotesi che Sony Pictures sia stata attaccata da hacker nordcoreani è un fatto oramai assodato ; il resto del mondo non la pensa esattamente così, e la Cina, la cui collaborazione gli Stati Uniti vorrebbero sfruttare contro il nemico coreano, non crede alla validità delle “prove” fornite dall’FBI in giustificazione dell’accusa.
Le relazioni tra USA e Corea del Nord si scaldano, ad ogni modo, mentre la fragilissima connettività Internet nordcoreana è stata abbattuta con un attacco DDoS da pochi Gigabyte .
Il paese asiatico è stato tagliato fuori dal mondo per nove ore prima del ripristino del link telematico con l’alleato cinese, ma le conseguenze del blackout si fanno sentire ancora adesso: la Cina definisce “irresponsabili” coloro che abbiano ipotizzato il suo contributo all’operazione, gli USA non si pronunciano ufficialmente e gli esperti parlano del cyber-conflitto tra America e Corea del Nord come di un “territorio inesplorato” ancora tutto da definire.
Pyongyang, nel mentre, continua con la sua propaganda anti-statunitense incentrata sul film The Interview senza curarsi molto del resto, un comportamento che sottolinea ulteriormente l’incredibile disparità delle risorse in gioco e il fatto che, in un paese dove Internet praticamente non esiste, una “risposta proporzionale” da parte degli USA in caso di cyber-attacco non è nemmeno ipotizzabile .
Lo strano clima natalizio in USA e Corea del Nord vive soprattutto di propaganda, e per gli esperti di sicurezza l’accusa degli States alla Corea del Nord è anch’essa propaganda basata su fatti a dir poco dubbi . La politica continua a macinare proclami da una parte e dall’altra, mentre Sony – che in teoria sarebbe l’unica vittima certificata di un attacco devastante a opera di ignoti – pensa a censurare il leak delle email confidenziali minacciando di denunciare Twitter .
Alfonso Maruccia