Assediati dall’emergenza clima gli umani vanno a caccia di nuove soluzioni per ridurre i consumi energetici dei computer, a partire dai data center. E immaginano dislocazioni dal profilo ecologico, per spostare le grandi concentrazioni di potenza di calcolo là dove le energie rinnovabili possano alimentarle più facilmente .
A dirlo dall’Università di Cambridge è il professor Andy Hopper , capo del Computer Lab dell’ Ateneo . Con il rapido aumento di emissioni inquinanti causate anche dai processi necessari a produrre l’energia necessaria ad alimentare i computer – dice – adottare simili soluzioni offrirebbe un contributo di rilievo alla lotta ai cambiamenti climatici.
“C’è qualcosa di molto particolare che caratterizza l’obiettivo di aumentare la potenza di calcolo e lo rende molto diverso da quello di riscaldare una casa – dice il professore – La potenza di calcolo può essere spostata ovunque nel mondo e può essere concentrata dove l’energia è più disponibile”, ha spiegato ad una conferenza tenutasi alla Royal Society . E trasmettere informazioni a distanza – incalza il professore – è molto più facile ed efficiente che trasmettere energia .
Quasi a sottolineare a tutte le strutture IT che la loro attività, casomai non se ne fossero accorte , richiede grandi quantità di energia, il luminare prospetta uno scenario dove i centri di calcolo, diminuiti di numero, aumentino la propria capacità di elaborare dati e si concentrino in zone dove anche il semplice trasporto dell’energia si riduce a distanze minime, limitando così le perdite.
Spostare energia sulle reti elettriche – ricordano gli esperti – si traduce infatti in perdite significative. Lo schema proposto da Hopper consiste nell’avvicinare i centri di calcolo ai produttori di energia, secondo le necessità. Su scala globale, ciò si tradurrebbe in una rete di produttori di energia che si concentrerebbe dove la produzione è più facile e costante, strutture intorno alle quali germoglierebbero i centri di calcolo.
“Il vero vantaggio è che, così facendo, impiegheremmo quell’energia che diversamente andrebbe persa. È più efficiente, più appropriato e più economico usarla in situ “, ha concluso Hopper.
Marco Valerio Principato