Se Veoh non è responsabile nei confronti dei contenuti postati dai propri utenti, coloro che in Veoh infondono denari altrettanto non si possono considerare a loro volta responsabili: a stabilirlo, il giudice che si sta occupando di dirimere il contenzioso tra il portale di sharing e Universal Music Group.
UMG si era scagliata contro la piattaforma di sharing nel 2007: accusava Veoh di corresponsabilità nella violazione del diritto d’autore, di non vigilare sui contenuti postati dagli utenti e di non rimuovere il materiale caricato dagli utenti senza l’autorizzazione del detentore dei diritti. Veoh, così come nel caso dello scontro con un editore di contenuti pornografici, si era appellata alle eccezioni previste dal DMCA, secondo cui gli intermediari non sono responsabili per le azioni dei propri utenti finché non siano a conoscenza delle violazioni.
I safe harbor del DMCA non sono tagliati su misura delle piattaforme che offrano servizi diversi dallo storage, ma il giudice aveva riconosciuto che il ruolo degli intermediari si è evoluto , senza per questo rendere necessarie responsabilità editoriali sui contenuti caricati dagli utenti. In caso contrario, argomentava il magistrato, coloro che mettono a disposizione dei netizen sarebbero scoraggiati nell’assolvere alla loro missione di mettere in circolazione e fornire accesso all’informazione e all’intrattenimento.
Ma Universal è tornata all’attacco: se gli amministratori di Veoh non si possono considerare responsabili delle violazioni, allora devono esserlo gli investitori , coloro che determinano le politiche di comportamento di Veoh. UMG accusa la board degli investitori come se dovesse individuare un colpevole, dando nel contempo per scontato che Veoh operi in violazione della legge.
Sono argomentazioni che il giudice ha respinto . Possibile che gli investitori, affaccendati a stringere le redini della piattaforma, siano consapevoli dei singoli episodi di violazione? Possibile che incoraggino i netizen alla violazione? Possibile dimostrare che i finanziatori traggano un diretto vantaggio dalle violazioni commesse dagli utenti? “Semplicemente esercitando i diritti che derivano dalla loro proprietà con la sola selezione dei membri della board non si può configurare un reato di responsabilità derivata per la violazione – ha spiegato il giudice – né esiste il dovere per gli investitori (nemmeno per coloro che presiedono al team dirigenziale) di rimuovere i contenuti protetti dal copyright alla luce del DMCA”.
UMG ha incassato la seconda sconfitta nei confronti di Veoh, ma non sembra rassegnarsi all’indomabilità della rete. La collaborazione con YouTube macina successi a mezzo disattivazioni degli embed delle clip postate dagli utenti e l’etichetta non è disposta a lasciare che tutto scorra sulle piattaforme di sharing: in occasione di un leak dal retrogusto commerciale, sul sito di Universal è comparso un link ad un video postato su YouTube da un utente. YouTube, sotto segnalazione, ne ha rimosso l’audio.
Gaia Bottà