Verybello.it, il nuovo sito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che nelle intenzioni dovrebbe essere la vetrina ideale per sponsorizzare le iniziative culturali del Bel Paese, va ancora incontro alle polemiche dopo quelle che ne avevano accompagnato l’esordio in vista dell’Expo: stavolta a sollevare critiche è la superficialità con cui è stata affrontata la gestione delle opere protette da proprietà intellettuale.
A puntare il dito contro il sito istituzionale è l’Associazione nazionale fotografi professionisti, che contesta al Ministero responsabile la troppa leggerezza con cui afferma di trattare le fotografie rintracciate su Internet e caricate sul sito: una leggerezza che fa parte del comune sentire ma che è particolarmente grave quando ripresa da un riferimento istituzionale.
Al punto 2 delle condizioni d’uso di Verybello, infatti, trova spazio un’ipotesi espressamente erronea: “Le immagini pubblicate, nel rispetto dei diritti degli autori dei contenuti raffigurati, sono considerate di pubblico dominio salvo diversa indicazione espressa e provengono in gran parte da Internet o comunque da fonte liberamente accessibile. Gli interessati o gli aventi diritto possono comunicare le loro osservazioni in merito alla pubblicazione delle immagini scrivendo a infoverybello@beniculturali.it, che valuterà le richieste e l’opportunità di rimuovere le immagini pubblicate nel pieno rispetto delle normative vigenti”.
Questa posizione – tuttavia – non rispecchia assolutamente le normative vigenti in materia, ma solo la convinzione comune: proprio per questo è allarmante, così come era stata allarmante la scelta del Corriere della Sera, la cui attività editoriale si fonda proprio sul diritto d’autore, di costruire un instant book dedicato a Charlie Hebdo con delle vignette rinvenute in Rete, senza chiedere autorizzazione. “È una leggenda metropolitana – spiega l’associazione dei fotografi – Ciò che si trova in Rete non è liberamente riutilizzabile, a meno che l’autore stesso non abbia espressamente indicato che desidera e permette che ciò avvenga, alle condizioni da lui specificate (e fatti salvi alcuni casi eccezionalmente circoscritti di immagini destinate all’insegnamento)”.
Le immagini sono condivisibili quando l’autore stesso le offre per tali finalità, cioè per la condivisione, ad esempio con licenza Creative Commons, spesso condizionate alla citazione dell’autore o all’utilizzo non commerciale.
In tutti gli altri casi, la presunzione automatica è quella dell’esistenza di un diritto dell’autore e non, come apparentemente suggerito dalla licenza d’uso di Verybello.it, della non esistenza di tale diritto.
D’altra parte, continua l’Associazione nazionale fotografi professionisti, “in nessuna legislazione mondiale il riutilizzo delle opere è reso lecito a fronte della semplice pubblicazione in Rete”.
L’Associazione si è rivolta al Ministero dei Beni Culturali per sollevare l’attenzione sulla questione. Anche Punto Informatico ha chiesto chiarimento agli amministratori del sito e resta in attesa di una risposta.
Claudio Tamburrino