A fine giugno terminerà ufficialmente la produzione di videoregistratori VHS a opera di Funai Electric, azienda giapponese che rappresenta l’ultima paladina conosciuta dello formato. Le scarse vendite ma anche la difficoltà di recuperare le parti necessarie all’assemblaggio all’ origine della decisione , anche se la storica tecnologia analogica non è ancora – e sorprendentemente – del tutto estinta.
Nota al di fuori del Giappone con il marchio Sanyo, Funai ha prodotto VHS per ben 30 anni di fila, mentre la vita commerciale del formato è durata ufficialmente 40 anni: all’apice del business la corporation vendeva 15 milioni di VCR all’anno, contro un numero di unità vendute in tutto il 2015 che ammonta a 750.000.
Almeno per quanto riguarda Funai, l’obsolescenza oramai acclarata delle videocassette analogiche è andata ben oltre lo stato di un mercato che si è convertito ai formati ottici digitali (DVD prima e Bluray, Bluray Ultra HD poi) e ai registratori basati su HDD da tre lustri abbondanti.
Come il nuovo “boom” dei dischi in vinile dimostra , in ogni caso, una parte minoritaria ma non invisibile dell’utenza continua a rivolgersi ai formati analogici per ragioni di collezionismo, gusti di fruizione personali e altre ragioni non meglio specificate.
La fine della produzione di VCR avrà infine un effetto tutto da quantificare sui collezionisti di VHS, un settore dove la ricerca dei pezzi più rari si fa sempre più difficile e i prezzi più “folli” possono sfiorare i 1.800 euro.
Alfonso Maruccia