Abolizione della tassa di concessione governativa. È questo che ha chiesto Enzo Savarese, commissario dell’ Authority TLC lo scorso lunedì in occasione della Tavola Rotonda organizzata da Business International . Un argomento sottoposto al Ministro per lo Sviluppo Economico che utenti e consumatori non mancheranno di apprezzare ed appoggiare.
Non che sia una novità in sé: dell’abolizione parlano da tempo associazioni di consumatori e parlamentari , denunciando la vetustà di una gabella “introdotta all’inizio degli anni novanta per colpire un consumo ritenuto più voluttuario che utile e allora giudicato quasi uno status symbol”, come ha ricordato anche il Movimento Difesa del Cittadino .
E il Ministro Bersani, firmatario del decreto che ha abolito i costi di ricarica – facendo proprio l’obiettivo inseguito dalla petizione promossa da Andrea D’Ambra – questa volta è stato esortato dal commissario dell’AGCOM Savarese “a trovare il modo di eliminare la tassa di concessione governativa, che non favorisce un sano equilibrio del mercato”. Il gap di mercato a cui ha fatto riferimento il commissario è dato dalla notevole sperequazione – che caratterizza il mercato italiano – tra carte prepagate e abbonamenti, di cui “abbiamo il più basso livello d’Europa”.
“Un’anomalia tutta italiana” diceva proprio D’Ambra nel 2006 riferendosi ai costi di ricarica, ma di fatto anche la tassa di concessione governativa rappresenta una peculiarità esclusiva del mercato della telefonia mobile del Belpaese. Il balzello, ha sottolineato Savarese, è la causa principale di questo squilibrio, che costituisce un freno per il mercato consumer alla formula dell’abbonamento, oggi scelta prevalentemente dall’utenza business, ma che comporterebbe vantaggi sia sul fronte degli utenti che su quello degli operatori.
C’è da osservare, inoltre, che un provvedimento mirato ad eliminare la TCG – essendo appunto visto con favore anche dalle compagnie telefoniche – non comporterebbe il rischio di (ritorsioni) rimodulazioni tariffarie finalizzate a recuperare il mancato introito: trattandosi di una tassa, dopo averla riscossa, gli operatori la girano allo Stato. L’unica rimodulazione temibile, in caso di abolizione, sarebbe fiscale.
Dario Bonacina